IN VINO VERITAS MENTRE L’UVA È L’INGREDIENTE MENO RILEVANTE

da 6 Dic 2015Bevande

LETTERA

COMUNICAZIONI ENOLOGICHE NELLE MANI DEI PRODUTTORI

Caro Valdo. La verità sul vino prima o poi verrà a galla. Per ora la famosa bevanda nota come una dei migliori prodotti del made in Italy è praticamente inattaccabile. Troppi soldi, troppe aziende coinvolte, troppi interessi, troppa politica, troppi adepti inconsapevoli. La campana mediatica suona sempre a suo favore. La comunicazione enologica è completamente nelle mani dei produttori.

NESSUNA ETICHETTA ESPOSITIVA SUL REALE CONTENUTO

Non si capisce perché il vino deve essere ancora uno dei pochi prodotti che non riporta in modo trasparente gli ingredienti in etichetta. Il fatto poi che alcuni trattamenti chimici siano previsti nella normativa non è sinonimo di sicurezza o accettabilità. Le leggi permettono cose aberranti. Rientrare nelle tabelle non significa niente, dal punto di vista della salute.

GOMMA, ACIDI, LIEVITI, FOSSILI, SOLFITI, GELATINE, ZUCCHERI, ALCOL

Vorrei vedere quante persone acquisterebbero una bottiglia di vino se trovassero scritto in etichetta che contiene gomma arabica, lisozina, albumina, acido tartarico, lieviti modificati, mosto concentrato, gelatina, bentonite, caseinato, acido citrico, acido malico, acido lattico, farina fossile, metabisolfito di potassio, anidride solforosa liquida, mosto muto, mosto concentrato, mosto dolce, anidride carbonica e potassio sorbato. Oltreché i già conosciuti solfiti e naturalmente l’alcol che è sempre stato e rimane tuttora una sostanza micidiale.

I DANNI SONO SICURI MA OCCORRE EVIDENZIARLI

Insomma se sto bevendo un buon prodotto o se sto ingurgitando una valanga di porcherie vorrei saperlo. Poi, se vorrò berlo comunque, sarà una mia scelta. Come chi va dal Mc Donalds o fuma le sigarette. I danni sono noti, poi scegli tu. Informare è un dovere nei confronti di tutti, per garantire scelte consapevoli.

L’UVA RIMANE L’INGREDIENTE MENO RILEVANTE

Il vino convenzionale, ma anche quello biologico per chi non lo sapesse è sempre più spesso una bevanda prodotta artificialmente in laboratorio, è una sorta di preparato. L’uva, alla fine, diviene l’ingrediente meno rilevante. Riporto in sintesi e, solo come esempio, le confessioni di uno stimato enologo fatte durante una cena, annaffiata da un’abbondante dose di alcol (dal blog di Massimiliano Montes, gustodivino.it).

MI REGALAVANO VINO CARICO DI SOSTANZE VIETATE

“Quando ero giovane” esordisce, “appena uscito dall’Università, lavoravo in una cantina sociale a cui conferivano l’uva decine di piccoli produttori. Arrivava uva di tutti i tipi e tu non hai idea di che fatica dovevamo fare. Lavoravo insieme a un collega più anziano e lui mi insegnò cosa dovevo fare per avere la certezza intanto di non perdere il lavoro”.

 “I nostri vini avevano un contenuto di anidride solforosa tale che io mi rifiutavo di berli, anche se me ne regalavano un sacco di bottiglie: erano tutte a loro volta riciclate ad amici in occasione di festività o compleanni”.

PURE NELLE BOTTIGLIE DOC DI ALTO LIVELLO L’ANIDRIDE SOLFOROSA TOTALE È A LIVELLI INTOLLERABILI

“Poi ho lavorato per un periodo presso un’azienda prestigiosa. Mi sono occupato della produzione di un’etichetta pluripremiata. Lì le cose erano diverse. Si spendevano un sacco di soldi in presidi enotecnici”. “Il vino era controllato nei minimi dettagli chimico-fisici, trattato con enzimi, filtrato e chiarificato, stabilizzato, veniva regolata la consistenza con la gomma arabica fino a un parametro ben preciso. Misuravamo la viscosità, veniva micro-ossigenato e addizionato di chips e aromatizzanti solubili, il pH regolato come volevamo noi, persino il colore doveva avere quella precisa tonalità. Usavamo sempre la stessa marca di enzimi aromatizzanti e di lieviti selezionati. E quelli che ce li vendevano lo sapevano ed evidentemente se ne approfittavano. Anche qui la solforosa totale era molto alta, anche se meno del vino della cantina sociale. Sono bottiglie da 90 euro l’una, che credi?”

POLVERINE E STABILIZZATORI PER UNA BEVANDA CHE NON MERITA DI ESSERE CHIAMATA VINO

“Ricapitolando, quello che salta agli occhi dalle confessioni del giovane enologo, sono i seguenti punti: 1) Microssigenazione e chips (trucioli di legno in immersione), 2) Polverine aromatizzanti, 3) Enzimi e lieviti aromatizzanti. 4) Gomma arabica per aumentare la consistenza. 5) Stabilizzazione del pH e quindi dell’acidità totale. 6) Stabilizzazione e regolazione del colore. Viene spontaneo chiedersi perché ostinarsi a chiamare vino una bevanda che esce da un tale processo produttivo.”

Con grande stima per te. Affettuosi saluti.

Pier Luigi


RISPOSTA

L’ENOLOGIA TRASFORMA IL NETTARE DELLE VIGNE IN VELENO DELLE VIGNE

Ciao Pierluigi. È davvero paradossale che uno dei migliori frutti della terra, e mi riferisco al grappolo d’uva, possa diventare nelle mani dell’enologia uno dei veleni più dannosi per il genere umano. Il fegato ce l’hanno tutti gli animali del pianeta, e si tratta di un organo fondamentale per una gamma incredibilmente vasta di funzioni vitali che svolge. Un solo animale al mondo si azzarda in modo pianificato e sistematico a lesionare questo suo organo, che è una autentica meraviglia ingegneristica, mediante l’alcol. Questo strano e masochista animale si chiama uomo.

IL FEGATO È LA PARTE PIÙ DELICATA E CENTRALE DELL’ORGANISMO

Fatta eccezione per il cervello, il fegato è l’organo più complesso e prezioso del corpo. Ha più di 500 funzioni, molte delle quali sono essenziali per vivere. Le funzioni del fegato includono: 1) Filtraggio tossine del sangue, 2) Produzione di proteine ed ormoni, 3) Produzione di agenti coagulanti, 4) Regolazione dei livelli di colesterolo di trigliceridi e di omocisteina, 5) Contrasto continuo a tutte le alterazioni e a tutte le malattie del sistema, 6) Conservazione dell’energia vitale e ridistribuzione della stessa, 7) Produzione di 13000 sostanze chimiche, 8) Produzione di enzimi preziosi per la digestione, 9) Produzione della bile.

FEGATO INGROSSATO, EPATITE ALCOLICA E CIRROSI

Il fegato è un organo duro e resistente. Può sopportare gravi danni che distruggerebbero altri organi, è anche capace di autorigenerarsi. Nonostante questa resistenza, l’uso prolungato di alcol danneggia irreparabilmente il fegato. Il fegato ingrossato è il primo stadio della malattia epatica causata dall’alcolismo. Il consumo di alcol, anche se solo per pochi giorni, conduce alla produzione di acidi grassi nel fegato. Il fegato ingrossato è un importante segno di allerta che si sta bevendo a un livello dannoso per la salute. Il fegato ingrossato è reversibile. Se si smette di bere alcol per due settimane, dovrebbe tornare di dimensione normale. L’epatite alcolica è il secondo stadio più grave della malattia epatica causata dall’alcolismo. È generalmente reversibile, sebbene sia necessario smettere di bere alcol per diversi mesi o anni. La cirrosi è lo stadio finale della malattia epatica causata dall’alcolismo. La cirrosi si presenta quando l’infiammazione prolungata del fegato ha causato cicatrizzazioni dell’organo  e conseguente perdita di funzione. La perdita di funzione epatica può condurre al decesso.

INGEGNO E FATICA PER MANTENERE MAGNIFICHE VIGNE E STRAORDINARIE CANTINE

La cura e le attenzioni che l’uomo riserva alle vigne sono straordinarie e persino maniacali. Le viti vengono selezionate, messe a dimora, potate e curate in modo encomiabile. I filari e gli impianti di coltivazione in pianura, lungo le grave, nei declivi ed anche nei versanti più scoscesi danno l’idea di quanto ingegno e quanta fatica vengano impiegati dall’uomo per realizzare questa sua magnifica bevanda che è il succo d’uva, ma che quando fermentata e conservata diventa bevanda alcolica, non più magnifica ma alquanto contraddittoria. Le tecnologie riservate alla produzione, alle cantine e all’imbottigliamento non sono meno importanti e meno sofisticate delle cure riservate alle piante di vitis vinifera.

TRADIZIONI VINICOLE MOLTO ANTICHE

Il vino si produceva già ai tempi di Menfi e Tebe. La prima cosa che si ritrova nei relitti affondati di navi antiche sono le anfore per il vino. Plinio parla, solo per Roma, di ben ottanta qualità di vino! Il più apprezzato era il Falerno, ma Orazio canta anche il Caleno e il Cecubo, pur esaltando nel contempo l’arte dello stare bene, con la sua frase “Avere uno stomaco che funziona vale più di qualsiasi dono del re”. Il vino veniva spesso annacquato, per ridurre il suo grado alcolico. Insieme al vino venivano servite focacce dolci, uova e formaggi, frutta fresca, verdure e ceci. Le locande più pretenziose potevano avere specialità quali cacciagione o pesce, funghi o tartufi.

QUALITÀ SALUTISTICHE INCREDIBILI DEL SUCCO D’UVA

Paradosso dei paradossi, l’uva da vino è quella migliore a livello di gusto ed anche di salute! Il succo d’uva è considerato un ineguagliabile latte vegetale. Lo zucchero d’uva, il succo zuccherino dell’uva, è dotato di qualità incredibili: 1) Digeribile, 2) Energetico muscolare e nervoso, 3) Rimineralizzante, 4) Disintossicante, 5) Stimolante dell’intero sistema, 6) Decongestionante epatico, 7) Rinfrescante, 8) Colagogo (da cholé=bile, e agogòs=che fa uscire), 9) Diuretico, 10) Lassativo ed antiputrescibile, 11) Ringiovanente, 12) Prezioso in gravidanza (al pari di banana, ciliegia, fragola, ribes, mela e pera), 13) Prezioso contro l’astenia e come sostegno al superlavoro, 14) Prezioso negli sport di resistenza, 15) Prezioso negli stati febbrili acuti, 16) Decongestionante della milza, 17) Antiartritico, contro reumatismi, gotta e litiasi, 18) Contro pletora, obesità e ritenzione idrica, 19) Prezioso per la salute dei reni, contro l’azotemiae gli edemi, 20) Anti-intossicazione, 21) Contrasta i disturbi da ipertensione, 22) Contrasta stipsi ed enteriteri, 23) Ottimo contro le dermatiti, gli eczemi e le foruncolosi, 24) Ottimo eliminatore di acido urico, 25) Antiemorroidale, 26) Contro le intossicazioni croniche da mercurio e da altri metalli pesanti.

LA CURA DELL’UVA ANDREBBE FATTA OGNI ANNO

La cura dell’uva si fa assumendo 1 o 2 kg al giorno di uva lontano dai pasti, preferibilmente solo uva, a volte uva di mattina e fichi freschi nel pomeriggio, o anche semplicemente uva di mattina e a pranzo, e verdure crude, seguite da patate e legumi a cena. Diuretica, lassativa, eliminatrice di acido urico e di tossine in genere, questa cura provoca una ipersecrezione biliare. Bastano anche 3 bicchieri di succo d’uva al giorno lontano dai pasti per disintossicarsi rapidamente. Anche l’uva passa è preziosa in quanto mantiene le sostanze preziose dell’uva fresca, perdendo solo il contenuto in acqua biologica.

ITALIA TERRA DI VINI BENEFICI O TERRA DI BEVANDE EPATO-TOSSICHE?

L’Italia oggi fa del suo vino il simbolo della sua migliore arte, il vanto delle sue esportazioni nel mondo intero. Peccato che il suo prodotto non faccia bene alla salute. Peccato che il fegato dei bevitori di vino subisca le trasformazioni in negativo sopra delineate. Se solo si impiegasse una minima parte delle attenzioni per il vino, nel modo ideale per incrementare la produzione di succo d’uva, per ridurre di molto il grado alcolico nei vini e per eliminare le tecniche di sofisticazione e di aggiunta di ingredienti vietati, si renderebbe la coltivazione della vite più accettabile e meno dannosa.

Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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Commenti

8 Commenti

  1. arvo

    Anni fa due magistrali trasmissioni televisive a distanza di qualche mese l'una dall'altra, mostrarono al grande pubblico alcune realtà taciute sul vino di produzione industriale. Si trattava di Report della Gabanelli e ne seguirono polemiche e denuncie in serie da parte dei principali produttori di vino. Peccato che quello che fu mostrato e che tutti avrebbero dovuto vedere, era semplicemente vero e che gli industrialotti del vino non vinsero, che io sappia, alcuna causa intentata. Si scoprì per fare un esempio che molti di loro usavano la cosidetta pomice (metalli pesanti, cancerogena), addizionandola al prodotto finito, per interrompere ogni processo fermentativo in bottiglia. Pratica che, vietata o meno che fosse, sottoponeva i consumatori ignari a grossi rischi per la propria salute. Di fatto esistono veri e propri manager del vino che come api di fiore in fiore, saltano da una cantina all'altra per creare artificialmente, per così dire, un prodotto conforme ai gusti del produttore; insomma apportando quelle modifiche che consentono di caratterizzare e diversificare (quando richiesto) il risultato finale. Quello che si ritrova poi sulle tavole del consumatore ignaro. Vero è che molte sostanze aggiunte sono legali e che dunque non ci troviamo di fronte a frodi vere e proprie, ma il problema è che la legislazione vigente non obbliga i produttori a mettere nelle etichette tutti gli ingredienti usati e aggiunti, quali essi siano. Così da permettere all'utente finale di scegliere o meno di consumare quel prodotto.
    Il padre di tutti gli enologi ed esperti di vino fu il compianto Luigi Veronelli che formò tanti apprendisti e conoscitori della materia. Una volta pronunciò una frase beffarda che divenne famosa e venne ricordata da li in avanti :"meglio il peggior vino del contadino che il miglior vino dell'industria". Sono dell'idea che avesse perfettamente ragione.

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  2. Veg

    Penso a tutti quelli che mi chiedono meravigliati: "ma come? Non bevi mai un buon bicchiere di ino a tavola?"

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  3. Devis

    Il desiderio di vino ed altre bevande alcoliche viene naturalmente a ridursi di molto adottando una dieta tendenzialmente crudista, e tanto è maggiore la quota di crudo assunta tanto è minore il desiderio, che finisce inevitabilmente per azzerarsi in molti crudisti e fruttariani. Viceversa la propensione all'alcol aumenta esponenzialmente in chi mangia molta carne. In effetti la digestione di cibi carnei richiede una maggiore secrezione di succhi acidi nello stomaco, per cui la voglia di alcolici può essere in realtà letta come il segnale di un organismo frugivoro forzato a digerire un cibo non ideale. Del resto sai che gusto bersi un bicchiere di vino dopo un'insalatona o della frutta…

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  4. Antonio Armando

    minchia ragazzi!
    sapevo che vino ed olio sono i prodotti nazionali maggiormente artefatti; sapevo (per quanto riguarda il vino) di enzimi, lieviti, solfiti e metabisolfito (lo usava anche mio nonno già più di 30 anni fa!), ma non avrei potuto immaginare una tale sfilza di porcherie disciolte in un'unica soluzione!
    e noi saremmo gli ortoressici complottisti??!!
    grazie Pier Luigi e Arvo per le preziose informazioni.
    grazie a Valdo per il solito, puntuale, esaustivo approfondimento.

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  5. arvo

    Poi c'è la questione del bicchiere di vino giornaliero che darebbe vantaggi per la propria salute. Se ne era già parlato e la corrispondente affermazione è divenuta come un mantra che tutti recitano, dottori compresi. Magari si dice che il vino rosso fa buon sangue o che contiene polifenoli ed anti ossidanti che gioverebbero al sistema cardiocircolatorio. Anche questo aspetto della questione fu messo sotto la lente di ingrandimento di quella trasmissione televisiva e i giornalisti andarono ad interpellare i maggiori esperti di questi temi. La conclusione che si trasse è che non esistono studi seri e ad ampio respiro che dimostrino questa circostanza, mentre esistono tanti studi inequivocabili sui danni da assunzione di alcool che è certamente citotossico. Il ritornello che dice che il vino fa bene è stato una creazione della pubblicità sulla quale i produttori hanno investito molto nel corso degli anni per migliorare i propri affari. Qualcuno ancora prova ad ammantare di scienza quelle affermazioni e quà e là compaiono degli studi che pretendono di trovare la correlazione vino-salute; magari finanziati….chissà da chi? In ogni caso fu fatto una decina d'anni fa uno studio che aveva come oggetto la salute di due campioni significativi (dunque rappresentativi) di persone dell'Italia centrale, l'uno che consumava vino rosso in quantità moderate e l'altro no. Ebbene si vide che non esistono differenze rilevabili nell'ambito di salute e longevità. Tra l'altro per assumere quantità sufficienti di resveratrolo bisognerebbe bere almeno 2 litri di vino rosso al giorno, con quello che ne consegue. Infine taluni si aggrappano al caso francese ipotizzando che l'indice di bassa mortalità per problemi cardiocircolatori sia dovuto al vino rosso. La realtà a mio avviso è che la Francia ha la stessa nostra popolazione ma nel doppio del territorio. Dunque gran parte della popolazione vive in ambienti rurali e consuma frutta e verdura in quantità elevate. E questa fetta di popolazione abbassa la media dei decessi. Ciò non toglie che nel frattempo siano comunque in aumento le malattie degenerative ed il cancro e che le differenze con l'Italia non siano abissali. Le condizioni della popolazione precipitano invece nei paesi del nord, a partire da Belgio e Olanda per poi continuare verso il nord o l'est Europa, dove l'alimentazione carneo lattea e la bassa qualità dei cibi la fanno da padrone. Poi l'alcool fa il resto.

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  6. Devis

    La mia idea è che carne ed alcol siano due compagni inseparabili. Ricordo, da onnivoro, quando i miei pasti abbondavano di carne, usavo innaffiarli con anche due-tre bicchieri di vino, bicchieri che diventavano bottiglie allorché mi spingevo con gaudente frenesia ad abbuffarmi di carni alla griglia. Venne poi il cambio di dieta, l'adesione ai principi della macrobiotica, la conseguente drastica riduzione di cibo animale e di conseguenza l'affievolirsi della quotidiana "sete alcolica". Questa esperienza mi fornì la chiave di lettura del mio precedente stile alimentare: la carne, secondo la macrobiotica, è estremamente yang, ovvero condensata, riscaldante, contraente; l'alcol è esattamente l'opposto, estremamente yin, quindi rilassante, dispersivo, raffreddante. Normale quindi, trovare un certo momentaneo sollievo unendo due cibi estremamente squilibrati dalle polarità energetiche contrapposte. Ora, col vegan-crudismo tendenziale, verifico una sostanziale indifferenza verso gli alcolici. Tuttavia, non intendo demonizzare oltre modo le bevande alcoliche, in particolari occasioni, se si gode di buona salute, possono anche essere assunti a mio avviso. Certamente è pericoloso abusarne, anche un uso quotidiano seppur moderato è a mio avviso eccessivo. Si tratta pur sempre di un prodotto dalle qualità estreme che come abbiamo visto viene molto spesso adulterato con ulteriori sostanze nocive.

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  7. Antonio Armando

    condivido tutto Devis.
    Ma il problema è sempre quello: la totale mancanza di rispetto per il consumatore.
    Tu mi dai la lista dei veleni che metti nell'intruglio.
    Io decido se, quando e come assasinarmi il fegato.
    Non ci vedo nulla di strano.
    Ma questi si limitano ad un semplice: "contiene solfiti".
    E avanti col complottismo…

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  8. Devis

    Ah su questo non ci piove. Che poi alcolici di "qualità" esistono pure, la differenza gustativa non si può non notare, sempre ricordando naturalmente che si parla di sostanze in ogni caso molto forti. Però il prezzo di questi prodotti è solitamente decisamente elevato, soprattutto nel caso di vini pregiati. Un po' più abbordabili sono le birre artigianali.

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