IRONMAN CON LOGORIO DEL MENISCO E CALO DI RENDIMENTO SPORTIVO

da 17 Ott 2017Artrosi

LETTERA

MENISCO DOLENTE E DUBBI SUL DA FARSI

Ciao Valdo, sono d’accordo con te su tutto, anche sul fatto dell’autoguarigione, senza medici e medicine. Ma in questo periodo ho due problemi, e sto per andare da specialisti ortopedici. Il menisco: cammino, corro, ma gli allenamenti non sono più un piacere, fa male, i risultati nelle ultime gare stanno a testimoniare che sto perdendo competitività. Che faccio?

SE NON FACCIO NULLA IL DOLORE CONTINUA, E CI SONO PURE DEI SEGNALI DI ARTROSI ALLA MANO

Un anno fa, problema simile, iniezione di cortisone e tutto a posto. Se non faccio niente il male continua, è così da due mesi. Poi, alla mano sinistra, un fascio di nervi si sta ispessendo sempre più, comincia a avere delle propaggini, quasi deformando le dita, forse un tipo di artrosi. Per ora non mi dà troppo fastidio, ma mi si dice che peggiorerà fino a rendere inservibile la mano. Che faccio?

VORREI UN TUO CONSIGLIO SUL CHE FARE

Naturalmente sono vegetariano-tendenzialmente vegano, faccio sport, respiro, trovo motivazioni positive, non prendo mai medicine. Grazie Valdo se trovi il tempo per rispondere abbastanza presto. Brunello Pagavino


RISPOSTA

DAL FRIULI SCENDESTI IN PUGLIA PER LA MIA CONFERENZA ALLA LIBRERIA DI MONOPOLI

Ciao Brunello. Ti sono grato per esserti rivolto a me. Grato ed onorato anche, come rimasi piacevolmente sorpreso nel 2011, quando arrivasti con la tua compagna Eliana in camper a Monopoli-Bari a seguire il nostro meeting igienista e le conferenze di contorno.

SEI STIMATO ED AMMIRATO IN TUTTI I CONTINENTI

Dare consigli a un soggetto dalla scorza speciale, a uno che in fatto di risultati sportivi e di scelte di vita esemplare ha pochi rivali al mondo, è altamente stimolante. La reputazione di cui giustamente godi non solo nella tua Cividale del Friuli, in Slovenia, Austria, Svizzera e Francia, e nei luoghi dove hai spopolato con le tue imprese, ma anche in USA, Cina, Giappone e dovunque ci si interessi di longevità sportiva, la dice lunga sulla tua mitica persona.

ESSERE IRONMAN A 66 ANNI NON È DA TUTTI

Già la scelta di misurarsi in questo sport implica una dose di coraggio fuori dal comune. Il semplice partecipare e competere su un percorso inclusivo di 3,8 km di nuoto, 180 km di bici, 42 km di corsa, significa sacrificarsi e mettersi a dura prova, oltre che prepararsi ed allenarsi con regolarità e con giudizio. Se completi la prova entro 16 ore sei un Ironman, se non ce la fai non sei in classifica e non sei un Ironman.

UN MITO NELLO SPORT, NELL’ALIMENTAZIONE E NELLA LONGEVITÀ

Per decidere di cimentarsi nella competizione più dura del triathlon devi essere un tipo tosto davvero e, se lo fai a 66 anni, diventi un mito. E di fatto sei il primo friulano e il secondo italiano over 65 a riuscire nell’impresa, a concludere una gara Ironman. Del resto le tue referenze parlano chiaro. Rigore nella preparazione e nel tenere la testa a posto. Da insegnante nelle scuole a insegnante per la vita, lasciando la gente a bocca aperta apprendendo che nella tua dieta non c’è l’ombra di una bistecca, di un pesciolino e di un uovo. Da dove mai prenderà tutta quella energia?

NON È DETTA ANCORA L’ULTIMA PAROLA

Ora veniamo però al contenuto specifico del tuo messaggio. In linea generale, più in alto si arriva con le proprie performance e più duro diventa buscare una mazzata, un trauma o comunque qualcosa che ti fa fare una brusca frenata. Non voglio con questo ipotizzare un decadimento o una fine di una splendida avventura umana sul piano concreto e attivo, e un passaggio alla fase dei grandi ricordi. Prima di appendere al chiodo gli attrezzi del mestiere occorre sicuramente vagliare la situazione al meglio e tentare un lavoro di ripristino e di recupero. Ognuno è diverso e ognuno ha le sue personali risorse su cui contare. Mai darsi per vinti se non di fronte a una impossibilità autentica e provata sul campo.

QUALCOSA DI SIMILE LA SPERIMENTAI E FU ALQUANTO TRAUMATICA

Una esperienza simile, dove alla sofferenza sul piano fisico si è sommata una non certo inferiore sul piano emotivo, l’ho provata 10 anni fa, quando mio malgrado entrai per la prima volta in vita mia in un ospedale e in una sala chirurgica, per il consumo cartilagine all’anca destra e per l’inserimento di uno spessore artificiale come protesi. Questo al termine di un supplizio di oltre 5 anni, con visite e controvisite e tentativi vani di rimettere a posto la situazione.

UN LUMINARE MI SPIEGÒ L’INSIDIA DELL’USURA AGLI AMMORTIZZATORI

Il responso della radiografia evidenziava qualcosa che mai avrei nemmeno sospettato ed immaginato. L’intera cartilagine dell’anca destra si era consumata e stavo camminando osso sull’osso. Ricordo il successivo commento di un bravissimo luminare piemontese che mi spiegò l’intera faccenda. Voi sportivi del pallone vi credete inossidabili e indistruttibili. Scattate, frenate, fintate, saltate, contrastate, cadete, calciate il pallone, correte a più non posso su terreni erbosi ma comunque accidentati con tanto di buche e di irregolarità. Una jeep a 4 ruote motrici e dotata di speciali ammortizzatori può anche farcela, ma non per sempre, e non senza adeguata manutenzione.

MUOVERSI AL RISPARMIO NON SARÀ IDEALE PER IL CORPO, MA NE GUADAGNANO LE CARTILAGINI

“Nei miei 50 anni di esperienza ho avuto in cura gente normale, ma soprattutto atleti di buon livello e diversi campioni. Mi è pure successo di assistere degli anziani sovrappeso e malandati il cui unico sport nella vita è stato quello di muovere le mascelle e masticare, oltre che di camminare il minimo possibile sul piano e sul sicuro. Non voglio con questo spezzare una lancia contro l’attività sportiva, però ti assicuro che questi “eroi” del non-movimento e della inattività sistematica erano gli unici a poter vantare delle cartilagini integre. Voglio solo dire che l’attività fisica moderata fa benissimo, mentre quella spinta e competitiva porta a usurare le nostre cartilagini e, se questo succede in età matura, non si può nemmeno contare su una facile ed improbabile ricrescita”, questa la conclusione del medico torinese.

IL TENNIS ABBINATO AL CALCIO MI DIEDE IL COLPO DI GRAZIA

Ora non è che questa mia esperienza sia sovrapponibile o applicabile al tuo caso, ma l’insegnamento di quel medico è carico di significato. Mai in vita mia avrei pensato che giocare a calcio avesse nascosto quel tipo di insidia. Ero uno che stavo attento ad ogni dettaglio. Mai preso una pillola per respirare meglio o correre di più, mai un caffè o una cola, mai un farmaco. Sicuramente la pretesa di abbinare al calcio il tennis competitivo negli ultimi anni, con tecnica approssimativa nonostante un corso in Florida, e su terreni in cemento, aveva dato un colpo di grazia ai miei ammortizzatori.

L’AUTOGUARIGIONE AVVIENE A DETERMINATE CONDIZIONI

Tornando a te, il discorso dell’autoguarigione, senza farmaci e senza interventi di riparazione, rimane valido ed indiscusso, ma a condizione di togliere le condizioni che hanno portato al collasso della cartilagine. Se l’usura da super-allenamento e da super-attività è la causa del problema, non esiste cura migliore del riposo quasi-assoluto, con un minimo di movimento regolare e di massaggi per mantenere al meglio la condizione neuro-muscolare. Il discorso dell’autoguarigione non va inteso in senso dogmatico e fisso. Esistono i casi di emergenza, dove si rende necessario intervenire.

LE INIEZIONI DI CORTISONE ILLUDONO DI GUARIRE

La cosa da non farsi invece è proprio quello che hai fatto tu lo scorso anno, ricorrendo alle cure cortisoniche. Il segnale del tuo ginocchio era chiaro. Ti chiedeva uno stop e un periodo di riposo. Ma tu, preso dai continui impegni, dai meritati festeggiamenti, dagli inviti a presentare il tuo best-seller “Brunello Pagavino: Ironman coi capelli bianchi”, non potevi sottometterti alle bizze del ginocchio, e hai voluto tacitare l’importante sintomo dolorifico, continuando ad abusare delle tue articolazioni, coi risultati che sappiamo. “Iniezioni al cortisone, e tutto a posto”, ti sei detto. Il menisco però era a posto solo in apparenza.

IL GINOCCHIO RIMANE L’ARTICOLAZIONE PIÙ VULNERABILE

Il ginocchio è la più grande articolazione del corpo e anche una delle più complesse. Essendo il ginocchio sottoposto a uso intenso continuato, è particolarmente vulnerabile al danno. Dal momento che è composto di tante parti, molte cose diverse possono andare storte. Le lesioni meniscali sono tra le più comuni. Gli atleti, in particolare quelli che praticano sport di contatto come il calcio, o sport estremi come le corse prolungate e le maratone, sono più a rischio. A qualsiasi età può succedere di danneggiare o di rompere un menisco.

MENISCHI COME GUARNIZIONI DURE E GOMMOSE CHE FANNO DA AMMORTIZZATORI TRA FEMORE E TIBIA

Dal punto di vista anatomico, tre ossa si incontrano tra di loro per formare il ginocchio, e sono il femore, la tibia, e la rotula. Due pezzi di fibro-cartilagine a forma di cuneo agiscono come ammortizzatori tra femore e tibia e sono chiamati menischi. Assomigliano alle guarnizioni comuni come quelle di un rubinetto e sono fatti a forma di “C”. Sono duri e gommosi e aiutano ad attutire i carichi del ginocchio e a mantenerlo stabile. Le lesioni meniscali se trascurate, possono peggiorare e questo può comportare intervento più demolito. Le lesioni meniscali si associano ad altre lesioni del ginocchio, come le rotture del Legamento Crociato Anteriore.

IL LOGORIO PROGRESSIVO RIGUARDA TUTTI

Le persone anziane hanno più probabilità di subire lesioni meniscali degenerative. Tu sei tutt’altro che una persona anziana, nonostante i capelli bianchi, ma il logorio riguarda anche i ragazzini terribili over65. Il tessuto cartilagineo del menisco si indebolisce e si logora nel tempo. Questo tessuto invecchiato e usurato è più suscettibile alle lesioni. Se i menischi sono indeboliti dall’età, il semplice movimento di alzarsi da una sedia può essere sufficiente per causare una lesione.

ABUSARE DI UN ARTO DOLORANTE NON CONVIENE

Molta gente riesce ancora a camminare dopo un infortunio. Ci sono atleti che continuano a correre o a praticare il loro sport preferito. Ma dopo alcuni giorni di abuso si paga il prezzo e il ginocchio diventa gradualmente più rigido e gonfio. Senza trattamento, una parte di menisco può staccarsi e andare alla deriva nell’articolazione bloccando il ginocchio.

PENSA DI PIÙ AL GUARIRE E MENO AL COMPETERE

Veniamo infine alle conclusioni, al che fare che mi hai proposto. Dovrai sicuramente chiarire al meglio le tue reali condizioni, mediante visita specialistica. Il mio consiglio è di essere prudente e di concedere ai tuoi menischi un periodo di riposo e di rispetto, per vedere se nel giro di alcuni mesi esistono o meno dei segnali di miglioramento e di ripresa. Non devi insomma pensare alla calata competitività, che tutto sommato è umanamente comprensibile ma è anche un concedere troppo alla grinta e alla vanità del campione che non accetta in alcun modo la prospettiva di un eventuale declino.

PRIORITÀ ASSOLUTA ALLA PROTEZIONE DEL GINOCCHIO

Prima cosa proteggiamo in modalità naturali la funzionalità del ginocchio, e scordiamo per un po’ il suo super-rendimento sportivo del passato. Per uno che ha portato a termine un percorso massacrante come quello del triathlon a 65 anni, mettendo in riga una sfilza di concorrenti più giovani di lui, non può essere un compito facile, e hai tutta la mia comprensione. Ma qui occorre farlo. Non c’è nulla di imbarazzante o di deludente. Non è una resa. Sono accadimenti della vita. Bisogna essere campioni anche nel saper affrontare e superare queste difficoltà, e tu hai tutti i numeri per farlo.

LA TUA TEMPRA FISICA E MORALE TI SARÀ DI GRANDE AIUTO

Se la tua tempra eccezionale ti permetterà di riprenderti tanto meglio, se invece sarai costretto a rinunciare, pazienza, continuerai a vivere di ricordi e vedrai di salvare il salvabile. Tifo ovviamente per la prima soluzione e so che le tua chance vanno bene al di là dei tuoi dati anagrafici.

CONTRASTARE L’USURA ARTICOLARE E PROBABILI SCORIE ACIDIFICANTI

Pertanto non mettere i menischi sotto sforzo, non sollevare pesi, non stare in piedi più a lungo del necessario. Esercizi terapeutici di recupero graduale sì, auto-massaggi mirati e leggeri sì, ascoltando e rispettando eventuali segnali dolorifici. Occorre contrastare l’usura articolare. Siccome poi lamenti anche dei dolori artritici alle mani, dovrai porre attenzione a eventuale acidificazione del sistema, causata da eccesso di attività. Non penso certo a motivi alimentari, quanto a probabile accumulazione di uno stock di acido urico da super-attività sportiva.

ALIMENTAZIONE VITALE, DIGERIBILE, FLAVONOICA E ALCALINIZZANTE

Per l’alimentazione, dove sei già super-bravo, il ricorso a frutta e verdura, ricca di forza vitale, di flavoni ad alto livello ORAC-Oxygen Radical Absorbance Capacity, e di sostanze ricche di magnesio organicato diventa indispensabile. Mi riferisco in particolare a verdure verdi, germe di grano, mandorle, ortica, avena, sesamo, miglio, riso integrale, spinaci, fichi secchi, datteri, avocado, tarassaco, melegrane, kaki, castagne, patate, patate dolci, broccoli, cavoli, cavolfiori, crescione, ravanelli, zucca, semi di zucca, spinaci e germogli. Anche gli Omega3 sono importanti e te li ritrovi nei semi di chia, mirtilli, bacche di goji, curcuma, ananas, avocado, mandorle, pinoli.

BEVANDE SPECIFICHE DI CONTORNO, LONTANO DAI PASTI

Quanto alle bevande, suggerisco Succo di limone e di mela, Succo d’uva, Aceto di sidro di mele (2 cucchiai) e una tazza di acqua, da bersi una volta al giorno per 2 settimane, Tè di bacche di ginepro, Tè di salice bianco in polvere 2 cucchiai con 4 gocce di miele e una tazza d’acqua scaldato per 10 minuti e da bersi 2 volte a settimana, Tè di tarassaco in polvere 3 cucchiai con 4 gocce di miele e tazza di acqua scaldato per 10 minuti e da bersi 3 volte a settimana.

OLIO DISINFIAMMANTE E CATAPLASMI DI FANGO

Per le applicazioni esterne e leggeri massaggi vanno bene tutti gli oli anti-infiammatori come l’olio di cocco, l’olio di oliva più peperoncino in polvere, l’aceto di sidro di mele una tazza con 1,5 cucchiai di peperoncino in polvere varati in vasca per dei bagni prolungati di 15 minuti alle ginocchia. Vanno bene ovviamente i cataplasmi di fango ed anche quelli di 3 foglie di cavolo pestellate e sovrapposte con cipolla grattugiata tra di esse.

Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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