APPENDICITE IN FASE DI ALLATTAMENTO

da 2 Feb 2013Appendicite

LETTERA

IMPROVVISA CRISI DI APPENDICITE PER MIA MOGLIE

Ciao Valdo. Forse ci sarebbe molto da scrivere, ma è tardi per questa domanda, e mi ritrovo impreparato di fronte a una manifestazione “improvvisa”. Le virgolette le ho messe perchè penso che una rezione del nostro corpo non è mai realmente improvvisa, ma deriva da un qualcosa accumulatasi nel tempo. Mia moglie 30 anni e madre in fase di allattamento, la scorsa settimana, ha provato dei fastidi a livello addominale, che a me erano già parsi strani. Questi dolori si sono poi trasformati in dolori in basso a destra, fastidio per alcuni movimenti, dolore alla coscia. Tutte queste cose mi hanno portato a pensare all’ appendice.

DIAGNOSI PROBABILISTICA, CON MADRE E INTERA FAMIGLIA TENUTE SULLE SPINE

Non sapendolo con certezza, mi sono mosso per farle fare dei controlli. Il sistema sanitario nazionale dovrebbe dimostrare la sua utilità e la sua efficienza proprio nei riguardi dei casi di urgenza. Ebbene, pur sapendo che era probabile un caso di appendicite mi aveva fissato un appuntamento tra marzo ed aprile! Ovviamente sono stato costretto a pagare una visita privata per escludere altri problemi, quali coliche, cisti e complicanze a livello dell’ apparato riproduttivo. Esclusi questi, il dolore in zona appendice è andato aumentando, ma i dottori si sono pronunciati solo con un “probabile caso di appendicite”.

SONO CONTRARIO AD OGNI TIPO DI INTERVENTO, E IL LATTE DI MAMMA NON DEVE MANCARE ALLA NOSTRA CREATURA!

Trovati i parenti che accudiranno la nostra figlia piccola, mia moglie andrà al Pronto Soccorso per completare velocemente gli esami che escluderanno altri problemi. Poiché, a differenza dei medici, non penso che l’ appendice sia lì per caso. Non sono favorevole ad un’ appendicectomia, anche fosse con tecnica VLC, a meno che non nei tratti di appendice perforata con pericolo per gli altri organi. In caso poi di operazione inevitabile, sono propenso a far continuare l’ allattamento. Già tutti i parenti sono in allarme e stanno pensando ad un sostituto del latte materno. Perché? Esiste un sostituto? Non penso proprio.

PUNTO ALLA SOLUZIONE IGIENISTICA E AL DIGIUNO

Volevo sapere se è possibile evitare l’ appendicectomia sfruttando l’ igienismo ed il digiuno (che ha già aiutato me in passato, per semplice febbre ad esempio) dato che mia moglie allatta ancora? Domattina, penso andrà al P.S. Forse è tardi. Forse sei stra-pieno di mail e lettere. La speranza è l’ultima a morire. Buonaserata!
Luca

*****

RISPOSTA

SPERO DI RISPONDERTI IN TEMPO

Ciao Luca. Rispondo con qualche ritardo purtroppo. Spero che serva e che tu e tua moglie possiate decidere in tempo e nel migliore dei modi, evitando che scattino quei meccanismi che, complice la fretta, la precipitazione, la paura, portano dritti dritti, senza preamboli e senza pre-consultazioni, alla sala operatoria.

UN ORGANO NON ACCESSORIO MA IMPORTANTE, CON TANTO DI TESSUTO LINFOIDE

L’appendice è situata nella parte inferiore dell’intestino cieco, al lato destro del basso ventre. Si chiama appendice, che in lingua italiana suona come qualcosa di accessorio e di quasi inutile. In realtà si tratta di un vero e proprio organo, con importanti funzioni, visto che secerne degli anti-tossici atti a neutralizzare l’azione tossica delle putrefazione intestinali. La parete dell’appendice cecale è particolarmente ricca di tessuto linfatico, al punto da essere chiamata anche tonsilla addominale.

IDEOLOGIE ASPORTATIVE PRATICATE CON ECCESSIVA DISINVOLTURA

“L’appendice funziona come parte indispensabile del sistema immunitario durante il primo anno di vita, diventando poi organo bersaglio di infezioni nell’età matura”, commenta con aria di disprezzo e di svalutazione un chirurgo, esprimendo una opinione assai diffusa presso i suoi colleghi. E sono proprio ideologie bislacche come questa che portano la medicina a trasformare una semplice infiammazione addominale a un autentico dramma immunitario quale è sempre l’asportazione di un tessuto linfoide. Del resto, non viene forse riservato il medesimo trattamento ad altri organi basilari come la milza, la cistifellea, il timo e la tiroide?

C’È TROPPA GENTE CHE SI ARRICCHISCE ALLE SPALLE DELLA GENTE OPERATA

Non dramma ma tripudio per Big Pharma, visto che l’appendicectomia è la più diffusa causa mondiale di urgenza chirurgica, oltre che il primo banco di prova e di allenamento di qualsiasi chirurgo. Un fatturato simile a quello di una fabbrica stile Ford, senza bisogno di impiantare grosse apparecchiature, presse, robot, catene di montaggio, operai e problemi sindacali continui.

COS’È L’APPENDICITE

L’appendicite è un processo irritativo ed infiammatorio acuto o cronico che colpisce l’apparato cecale. Dove, come e perché nasce l’appendicite? La causa è data dalle fermentazioni putride che si producono nell’intestino cieco. Alimentazione disordinata ed anti-naturale, o anche alimentazione eccessiva ed iper-proteica, con vita sedentaria e mancanza di esercizio aerobico e di respirazione, con logica stitichezza stabile. Il sottile tubulo vermiforme risulta così riempito da materiale di accumulo che ne causa il rigonfiamento. Parliamo di coproliti nel 50% dei casi (frammenti solidi o concrezioni di feci), muco, feci, ossiuri (parassiti intestinali), carcinoidi, adenomi villosi, corpi estranei (semi di ciliegia, e di peperone, e simili).

I BATTERI NON CAUSANO UN BEL NIENTE

Il blocco dell’orifizio appendicolare priva l’appendice stessa dei suoi strumenti “di autodifesa contro i batteri”, dice la medicina. Niente affatto diciamo noi. L’ostruzione priva l’appendice semmai dei suoi “strumenti di auto-pulizia interna”, visto che i batteri sono i benvenuti e si moltiplicano in funzione del cibo organico e del materiale a disposizione. Oltre ai dolori al lato destro dell’addome, oltre a vomito e stitichezza alternata con diarrea, oltre che a lingua asciutta e secca, c’è un raddoppiamento dei globuli bianchi a 12000-13000 per mmc di sangue, e presenza di febbre su quota 38. Si generano a questo punto fenomeni locali come secrezione di muco, essudazione di liquido e aumento di pressione interna. Questo compromette una vascolarizzazione ematica e linfatica dell’organo, per cui siamo nella fase normale e non-complicata di appendicite operabile con metodi di routine.

FASI DEL PROCESSO INFIAMMATORIO

Peritonite e perforazione rappresentano per la chirurgia fattori incogniti ed impegnativi, con rischi intro-operatori, peri-operatori e post–operatori. Tali rotture sono infatti causa di contaminazione della cavità addominale, per cui l’organismo reagisce con produzione di pus (peritonite). Il processo infiammatorio, suddiviso in fasi presenta in successione A) Accumuli di muco a monte, con aumento pressione endocavitaria e virulenza della flora batterica, B) Iperemia della sierosa, con irritazione della parete focale (appendicite focale) e poi estensione a tutto l’organo (appendicite catarrale), C) Accumulo di pus a tutta la parete (appendicite flummonosa) e conseguente ischemia parietale appendicolare (appendicite gangrenosa), D) Perforazione del viscere con fuoriuscita del contenuto nl peritoneo ()appendice acuta perforata).

OPERAZIONE TRADIZIONALE, INTERVENTO VLC E SOLUZIONE FARMACOLOGICA

Le soluzioni mediche, oltre che la classica operazione a cielo aperto, prevedono la VLC (video-laparo-chirurgia), tecnica chirurgica che prevede l’esecuzione di intervento addominale (lapàra in greco significa addome), senza apertura della parete, utilizzando telecamera collegata a un monitor e mini-strumenti chirurgici (punte ultracision ad ultrasuoni per tagliare e coagulare, e suturatrici) introdotti attraverso appositi fori. Oppure prevedono ultimamente soluzioni di tipo farmacologico. Ovvio che non prevedano soluzioni drasticamente naturali, tali da rendere inutile ed inservibile il bisturi, il farmaco e la stessa presenza medico-inerventistica nel processo guaritivo. Pretendere la negazione di se stessi e del proprio mestiere del momento è andare al di là della logica, è pretendere eroismo da chi non è ancora maturo per tale passo.

INGUARIBILE PER I MEDICI, L’APPENDICITE VIENE CURATA SENZA PROBLEMI IN AMBITO IGIENISTICO

Perché l’appendicite, secondo i medici, è naturalmente inguaribile. In un certo senso hanno ragione. Adottando il loro sistema e la loro filosofia alimentare, è letteralmente impossibile guarire. Demonizzando poi i batteri anziché tagliar loro i viveri, è impossibile guarire. La guarigione totale e definitiva dell’appendicite, nota bene, è pratica corrente da decenni in ogni clinica igienistica degna di tale nome. E si tratta di una procedura sicura e priva di effetti collaterali.

IL BISTURI NON ASPORTA LE IDEOLOGIE SBAGLIATE E I DISORDINI DIGESTIVI

Con l’operazione, i medici estirpano l’appendice. Mutilano in questo modo l’organismo senza rimuovere la causa del male, cioè il cronico disordine digestivo. E’ più o meno come se decidessero di toglierti il naso per guarirti il raffreddore. Per giustificare questo loro metodo di procedere, sostengono che l’appendice sia un organo che non aiuta il corpo ma lo espone semmai a malattie inaspettate. Dicendo questo ignorano il fatto che nel corpo umano non esiste pelo che non abbia buon motivo di esserci.

RESPONSABILITA’ DEL PAZIENTE E RESPONSABILITA’ MEDICA

Al pari delle tonsille, l’appendice costituisce una difesa organica contro le reazioni tossiche che si sviluppano nel cieco per cattive e lunghe digestioni, producendo essa sostanze biochimiche neutralizzanti e antitossiche. Certo che, se l’appendice subisce insulti alimentari ed infiammazioni, e se poi viene trascurata o trattata in modo inadeguato, può essere soggetta a un processo di suppurazione, per cui subentrano gravi complicazioni e peritonite. In tali casi l’operazione chirurgica può addirittura salvare la vita. Ma da questo avanzato stato di malattia, ai casi comuni di appendicite tolta come routine, corre enorme distanza. La maggior parte dei medici sono stati istruiti a senso unico nella direzione interventistica e partono in quarta cl bisturi al primo apparire del problema.

DECURTAZIONE DELLA VITA ED ALTRI EFFETTI NEGATIVI

L’asportazione dell’appendice abbrevia la vita del soggetto, e i medici si guardano bene dal dirtelo. La mancanza di questo organo altera fondamentalmente la funzione digestiva. Oltre alla perdita di funzione immunitaria e di difesa organica, l’intestino perde la sua libertà coi movimento nella zona operata, in seguito alle complicazioni che si producono con la cicatrizzazione della ferita. Senza contare poi l’uso pesante di farmaci e di eparina, tipici di ogni operazione chirurgica. Farmaci i cui residui fastidiosi ed infiammanti impiegano mesi e anni prima di essere smaltiti.

L’APPENDICE SVOLGE RUOLO IMMUNITARIO E LUBRIFICANTE

Ribadiamo che l’appendice non è uno scomodo aggeggio da rimuovere ma una eccellente ed indispensabile produttrice di materiale lubrificante per il colon. Chi avesse subito l’operazione non cada comunque nel rammarico, nel panico e nello spirito vendicativo. Occorre voltar pagina e comportarsi meglio dei non-operati, al fine di pareggiare il conto. Succederà tra qualche anno che le asportazioni facili di appendice saranno demonizzate al pari di quanto già successo con le tonsille. E ci sarà pure tanta gente pronta a darsi schiaffi in testa e a versare lacrime di coccodrillo.

STOP ALIMENTARE E RIPOSO FISIOLOGICO CHIAMATO DIGIUNO

Per l’igiene il 90% delle operazioni è evitabile. Basterà stoppare l’alimentazione e mettersi a letto, sorseggiando acqua leggera e niente altri che acqua ogni volta che ne sente il bisogno. In questo modo, chiamato digiuno igienista, si ottiene un progressivo riequilibrio addominale e una totale guarigione nel giro di due settimane, senza bisturi, senza farmaci e senza pericoli, se non gli effetti eliminativi che non sono controindicazioni, a ovvie espulsioni di tossine, preziose ed auspicabili. E un po’ anche la tecnica usata dal dr Batmanghelidj (“Il tuo corpo implora acqua”), in tutti i casi di ulcera e di mali di stomaco. Il digiuno vero e proprio potrà durare 3 o 5 giorni, seguendo le norme del fai-da-te, e poi ci sarà il progressivo ritorno alla normalità vegan-crudista.

LA CULTURA DELLA TREMARELLA E DELLA NON-FIDUCIA IN SE STESSI

Sarà questa tesina convincente? Porterà la gente a ripensare il fenomeno appendicite in termini igienisti ed ippocratici? Nemmeno per sogno. Il danno più devastante che il sistema medico mondiale ha casato e sta tuttora causando, non è tanto il numero scandaloso di operazioni inutili ed evitabili, quanto la cultura della tremarella che essi hanno instillato nella massa. La gente ha paura della propria ombra e non si fida di se stessa, del proprio sistema immunitario, delle proprie capacità di auto-guarigione. Al punto di anteporre e preferire ai propri meccanismi immunitari, la “sapiente, competente ed inappuntabile” tecnica medico-chirurgico-farmaceutica. Gli dici che può guarire senza bisturi e senza farmaco? Non solo non ti crede, ma tende a darti pure del matto. Se questa non si chiama inguaribile curomania e demenziale autolesionismo, mi si dica con quale nome chiamarli.

ESISTE ANCHE LA SOLUZIONE INTERMEDIA DEL SEMI-DIGIUNO PERSONALIZZATO

Non volendo ricorrere al metodo del digiuno totale, troppo drastico per alcuni, si potranno somministrare limonate senza zucchero, succhi freschi d’arancia, di uva, di mela o centrifugati di carote-sedani-mele, alternati a distanza da frutti di stagione, e niente altro che questo. Fino a guarigione avvenuta nel giro di 3 settimane. L’applicazione notturna di cataplasma di fango o di foglie di cavolo sul basso ventre, sarà di aiuto nel processo di disinfiammazione naturale.

PASSATA LA FASE CRITICA SERVE UNA STRATEGIA DI MANTENIMENTO

Cessata l’infiammazione e sparita la crisi febbrile, il convalescente potrà cibarsi di frutta in mattinata e nel tardo pomeriggio. A pranzo potrà usufruire di zuppa di verdure o passato di verdure (cotte non oltre i 16 minuti) condite con olio crudo. Passato il pericolo, si osserverà un regime alimentare vegan-crudista, completato da abbondante frutta lontana dai pasti principali. L’uso di mandorle e pinoli, o latte di mandorle, è approvato. Come anche il pop-corn, il miglio, il quinoa, il grano saraceno, il riso integrale, i lupini. Chiaro che il vegan-crudismo è ottimo anche in fase preventiva, ovvero come impedimento al sorgere dell’appendicite.

UNA MAMMA NON PUÒ DIGIUNARE ED ALLATTARE NEL CONTEMPO

Nel caso di una mamma che sta tuttora allattando, il problema di sostituire il latte materno con qualcosa d’altro esiste comunque, sia con le soluzioni mediche, visto l’uso inevitabile di farmaci, sia con le soluzioni igienistico-naturali, visto l’indebolimento della madre e l’impossibilità di allattare, soprattutto nel caso di digiuno. Uno spiraglio ci sarebbe nel caso di semidigiuno, aumentando l’inserimento nei centrifugati di germe di grano, qualora il corpo dimostrasse di accettarlo e di assimilarlo.

SERVIRÀ UNA STRATEGIA ALIMENTARE-TAMPONE PER LA BAMBINA

Ma nella fase critica del recupero, ci saranno sicuramente 2-3 settimane prive di lattazione. Per coprire tale periodo la bambina potrà essere alimentata a succhi di arancia, di uva e di mela, a latte di mandorle, ad avocado, a patate e patate dolci, ed eventualmente a qualche leggera e temporanea integrazione di latte di capra o di pecora, o anche di mucca, al limite, per alcuni giorni soltanto.

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Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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