OGNI TIPO DI PESCA È UN MASSACRO DI ANIME ACQUATICHE

da 15 Mag 2024Etica, Consapevolezza e Spiritualità

ARIA, TERRA E MARE

La vita sul nostro fantastico pianeta dovrebbe e potrebbe svolgersi in modo più logico, più giusto e più ordinato, per il bene di tutti. Le cose non vanno purtroppo in questo modo, e dobbiamo cercare di capire il perché.

L’INDIFFERENZA VERSO IL SOFFRIRE ALTRUI È QUALCOSA DI RIVOLTANTE

La coraggiosa e appassionata battaglia che Franco Libero Manco porta avanti da diversi anni è fondamentale nel senso che fa riflettere, nel senso che rende la gente più sensibile alla sofferenza altrui, e in particolare alle pene che noi umani causiamo alle creature più sguarnite, a quelle meno protette, a quelle più innocenti e indifese. Questo avviene sulla terra ed anche nell’acqua, ma troppi continuano a pensare che i pesci soffrano meno delle creature terricole. Purtroppo i risultati di queste ammirevoli battaglie portano a scarsi risultati concreti. Tuttavia è importante mettere almeno un pizzico di dubbio nella gente, e farle capire che l’indifferenza verso le sorti altrui è già di per sé
qualcosa di atroce.


PESCA LA GRANDE INFAMIA – DI FRANCO LIBERO MANCO (SINTESI E SOTTOTITOLI DI VV)

LA CARNE DI PESCE NON FA BENE ALL’UOMO, COME DEL RESTO TUTTE LE CARNI

L’universo marino appartiene innanzitutto alle creature del mare, allo stesso modo in cui il mondo dell’aria appartiene in primo luogo ai volatili e la terra appartiene principalmente alle creature terricole. La millenaria, consolidata abitudine di invadere in modo devastante gli altri mondi è prerogativa della specie umana. I pesci non si sognano di invadere la terra, mentre il mondo marino subisce la sistematica predazione da parte dell’uomo per l’egoistico piacere o per l’infondata convinzione che da un povero corpo martoriato ci siano dei vantaggi per la nostra salute.

I PESCI NON SONO DELLE COSE INANIMATE

Non solo versiamo i nostri escrementi e gli scarti della nostra civiltà distruttrice nella casa degli abitanti del mare, ma ciò che è inaccettabile è il falso diritto di fare ciò che ci aggrada della casa altrui, ovvero di invadere con avidità, senza tregua, senza limiti, senza remore, l’ambiente marino e i suoi abitanti. L’uomo entra nei mari e nelle acque del pianeta con noncuranza, al fine di prelevare ciò che ritiene utile ai suoi scopi, come se i pesci fossero cose, non esseri come noi di forma diversa e con l’identico bisogno di vivere.

TOGLIERE LA VITA A UN PESCE È UN PECCATO NON FACILMENTE PERDONABILE

I pescatori non sono molto diversi dai macellai. Essi issano reti gonfie di anime spasimanti che si contorcono alla disperata ricerca di sfuggire a questa fine tremenda ed inaspettata. Le creature marine agonizzanti ansimano e si sentono tradite e vilipese da quei soggetti che li perseguitano e che stanno usando ogni tipo di trucco e furbizia per impadronirsi dell’unica cosa che i pesci posseggono, che è la loro vita.

ANNIENTATORI UMANI E MARTIRI ACQUATICI

Incapace di percepire la strabiliante bellezza della diversità di creature divine che l’umanità avrebbe il dovere di conoscere meglio e di proteggere, l’uomo continua a portare avanti il suo macabro e funesto rito di annientamento, trattando delle persone rispettabili e sensibili come fossero delle cose inanimate, mentre sono evidenti le scie di sangue e di dolore che questi martiri marini feriti mortalmente, o privati del loro ossigeno acquatico, rilasciano.

L’INVITO È DI PORTARE RISPETTO ALL’UNIVERSO PREZIOSO CHE TUTTE LE ACQUE NASCONDONO

E così lo splendido universo marino, il mistico silenzio degli oceani, la bellezza multiforme delle creature marine, il canto struggente delle balene, l’elegante galoppo dei delfini, le sfavillanti cattedrali di corallo addormentate sui fondali del mare, i policromi colori delle foreste inabissate, sta per diventare una immensa pozzanghera esanime. E di questo la vita esigerà, inesorabilmente, la sua tremenda nemesi karmica.
“Forse i pesci vengono a noi a chiedere le terra e i suoi frutti? Lasciate le reti e seguitemi, farò di voi pescatori di uomini”. (Gesù, dalle pergamene del Mar Morto)

Testo di Franco Libero (elaborato e sintetizzato da VV)


COMMENTO DI VV

STRAPPARE LA VITA A UNA CREATURA INNOCENTE È UN ATTO A DIR POCO DEGRADANTE

Ovviamente mi trovo d’accordo pienamente con lo spirito sensibile e animalistico di Franco Libero. In questo senso, non esiste grande differenza tra i macelli, le doppiette e i fucili di precisione che annientano in continuazione bovini, ovini, suini, galline, conigli, lepri, fagiani, elefanti, rinoceronti, e così via. Strappare la vita con la violenza e l’inganno a chi non ti ha fatto niente per meritarsi tale trattamento è cosa vile ed ignobile che impoverisce e degrada moralmente l’intera umanità. Non esiste alcun dubbio su questo.

LIBERIAMOCI DALLE BRUTTURE E DALLE CATTIVERIE DEI MACELLI

Si continua a commettere quel crimine che irritava Pitagora, che irritava il Gautama Buddha, il grande Leonardo (“Verrà giorno in cui ogni singola uccisione di animale innocente sarà giudicata orrendo crimine”), ed irritava Voltaire (“L’uomo non sarà mai libero ed evoluto fino a quando un solo macello continuerà ad esistere sul suolo terrestre”). Quel crimine che risulta poi insopportabile per chiunque al mondo abbia un minimo senso della giustizia.

SIAMO FORSE DEGLI INGUARIBILI SOGNATORI?

Uno a questo punto potrebbe dire che non esistono eccezioni, e che non ci sono se e ma che tengano nella questione dei pesci. Occorre invece ammettere che sia Franco Libero che io medesimo e chiunque affronta questo problema con rigore, diventa un poeta e un romantico che idealizza troppo e perde un po’ di vista la realtà.

FAMILIARIZZARE CON I PESCI È POSSIBILE

Sia ben chiaro un dettaglio, e cioè che i pesci non sono affatto delle creature prive di personalità, di sentimenti e di riconoscenza. Ricordo un paio di episodi in particolare. Il primo riguarda sempre quel torrente Cormor il quale spesso aveva acqua per mesi e mesi. Mi ero seduto su un sasso alle sue sponde per osservare l’acqua e meditare sulla bellezza incantevole di quei posti. Un persico sole veniva a breve distanza da me, tutto calmo e tranquillo (lo si capiva dal movimento lento delle pinne e della coda, dal modo in cui ti osservava, e pareva incuriosito dalla mia presenza. Nei giorni seguenti se ne tornava in questo suo angolo, e allora cominciai a portare con me qualche briciola di pane, che non gli dispiaceva affatto. Posso dire che si era instaurato un rapporto di simpatia tra noi due. In un’altra occasione, e qui mi trovavo nelle acque marine di Pattaya in Thailandia, con l’acqua che mi arrivava a metà torace. Una miriade di pesciolini argentei prima cominciò a sfiorarmi sulle gambe, quasi a beccarmi gentilmente, e poi balzò in aria per mezzo metro intorno a me ricadendo progressivamente in acqua, un vero spettacolo. La cosa si ripetè più volte nei giorni seguenti, dimostrando che questi pesciolini, se non li maltratti, amano giocare e familiarizzare in qualche modo con te.

LA BRUTALITÀ DELLA PESCA CON L’AMO

Già da ragazzino, quando assieme a diversi compagni di gioco si andava a nuotare nel torrente Cormor, mi differenziavo dagli altri in quanto non sopportavo la crudeltà della pesca con l’amo, poiché essa implicava bucare brutalmente il labbro al pesce e a volte condannarlo a morire. Portavo sempre con me una piccola rete e un secchio con dell’acqua per salvare il pesce e portarlo vivo in una piccola vasca che avevo nel cortile di casa. Quando invece il torrente si asciugava, e nelle varie pozze d’acqua si dibattevano senza speranza queste povere creature, le raccoglievo nel secchio e le portavo in una grossa vasca dell’adiacente bosco di Fontanabona, dove essi si salvavano, e venivo preso in giro per queste “assurde” e “inutili” attenzioni. Per 10 pesci che salvavo in quel modo, ce n’erano almeno cento altri che restavano stecchiti tra i sassi del torrente. Ma per me era una questione di principio.

UNA QUESTIONE DI CULTURA GENERALE

Chiaro poi che chi pescava con l’amo si portava il pesce massacrato a casa e se lo mangiava. E non si limitava a questo, ma mangiava pure tutto il resto che la famiglia gli proponeva, ovvero le bistecche, il salame, il pollo, l’oca, il coniglio, gli uccelletti allo spiedo con la polenta. L’educazione e la cultura delle famiglie proveniva dalla televisione, dalla pubblicità, nonché dai preti, mangiatori seriali di pollo alla diavola e bevitori seriali di merlot.

SIAMO FORSE DEI ROMANTICI CHE VIVONO NEL MONDO DELLE FAVOLE?

Oggi la situazione non è cambiata di molto, per cui chi si prende cura con tenerezza delle creature marine, o semplicemente chi ne difende la protezione a 360 gradi, dal piccolo avannotto alla maestosa balena, viene giudicato un idealista, un personaggio strano e bizzarro, un romantico che vive nel mondo delle favole e che rappresenta una ristretta minoranza che può influenzare al massimo una cerchia limitata di persone.

NEI MARI VIVE LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DELLE CREATURE

C’è da dire che il 75% del pianeta è ricoperto dalle acque, e che la maggior parte della popolazione mondiale vive lungo le coste marine, o lungo le coste lacustri e fluviali, dove i mercati del pesce abbondano, dove i ristoranti servono come specialità il pesce.
C’è pure da aggiungere che negare il pesce in modo rigoroso significherebbe incrementare la fame per troppa gente che, giusto o sbagliato che sia, basa la sua alimentazione su quanto offre il mare, e che non si accontenta delle alghe, più digeribili, più innocenti e più ricche di Omega3, prive degli effetti avversi che tutte le creature private della propria vita comportano ai danni di chi le ingerisce. C’è inoltre da considerare che chi si allena tutti i giorni a consumare del pesce, si abitua a tal punto da non potersene privare.

STIAMO PERDENDO IL NOSTRO TEMPO PREZIOSO?

La domanda che a questo punto ci si deve necessariamente porre è la seguente: ha senso condurre una battaglia perduta in partenza e volta comunque ad educare una nicchia di persone che rimangono poi sempre le stesse?

NELLA VITA OCCORRE DARE PRIORITÀ ASSOLUTA ALLA POESIA

In onestà io continuo a pensare che la ragione stia nonostante tutto dalla nostra parte e che -come diceva Flaubert- si può vivere senza cibo anche per settimane, mentre un solo giorno privo di poesia è un giorno malamente sprecato. Vallo tu a spiegare ad esempio, se ne sei capace, a quelle ragazze vietnamite che vivono magnificamente sulle sponde di un lago fangoso, e che si arrangiano tutti i giorni con delle reti a pescare qualche pesce per poi friggerlo con dei pomodori, e poi portare la rimanenza al mercato ricavando qualche moneta utile a sopravvivere.

Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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Commenti

1 commento

  1. Mario Barcherini

    Ciao Valdo, avevo letto da qualche parte del tuo mangiare alici, penso che sia una fake new, vero?

    Rispondi

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