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AMICA VEGETARIANA CON DEI GROSSI PROBLEMI AGLI OCCHI
Ciao Valdo, ho una cara amica pisana che soffre di secchezza oculare cronica, con ovvie infiammazioni agli occhi. Ha 35 anni, alta 1.60 e pesa 44 kg. Ha uno stile alimentare di tipo vegetariano, beve un litro e mezzo di acqua al giorno, prende di mattina un bicchiere di acqua e limone. Sta un po’ troppo in casa e fa poco moto. È stata vista da molti specialisti e ha provato ogni sorta di collirio, senza mai risolvere i suoi problemi. Soffre molto al risveglio. Puoi suggerire qualcosa? Ti ringrazio. Elena
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RISPOSTA
DEFINIZIONE DELLA PATOLOGIA
La congiuntivite è una infiammazione della mucosa oculare che tappezza l’interno delle palpebre. Se trascurata può anche portare a progressiva cecità . Si manifesta con forte arrossamento delle palpebre stesse e un continuo pizzicore. Al mattino gli occhi risultano in genere chiusi e gonfi per il muco, oppure secchi ed infiammati (nelle congiuntiviti lacrimali secche). Le congiuntiviti lacrimali, in particolare, sono forme croniche che presentano fasi di riacutizzazione nelle quali può intervenire come complicazione una componente batterico-virale. Si chiamano anche cheratocongiuntiviti, in quanto risulta coinvolta anche la cornea dell’occhio. L’occhio, privo del suo liquido naturale chiamato lacrima, si secca, si infiamma e si arrossa.
L’IMPORTANZA BASILARE DELLA FUNZIONALITÀ DIGESTIVA
Le malattie degli occhi non sono affatto affezioni locali. Pertanto, concentrarsi soltanto nella cura dell’organo visivo non può portare ad alcun progresso reale. Per curarle dovutamente occorre conseguire un obiettivo primario e fondamentale che si chiama normalizzazione digestiva-assimilativa-evacuativa. Chiaramente è un po’ la solita musica e può anche suonare noiosa e ripetitiva, ma non possiamo farci niente. Si tratta della pura e semplice verità .
A 35 ANNI SERVE GRINTA E SERVE DETERMINAZIONE
La cheratocongiuntivite colpisce spesso le donne tra i 45 e i 50 anni, quando viene a mancare improvvisamente quel meccanismo ripulitivo che si chiama ciclo mestruale. Nel caso odierno si parla di una giovane di 35 anni, cosa abbastanza anormale, e non priva di qualche preoccupazione. Giusto dunque trovare al più presto delle strategie efficaci di contrasto. Giusto rimboccarsi le maniche. Giusto indossare tuta mimetica, casco e baionetta. Troppo giovane per demordere e per limitarsi alle cure coadiuvanti localizzate.
L’OCCHIO SI CURA PRIMA NELLO STOMACO E POI NELL’OCCHIO
Se risolviamo o miglioriamo notevolmente tale situazione, possiamo anche poi prendere cura dell’occhio, ma sempre come intervento coadiuvante, secondario e non risolutivo. Pochi e rari i casi in cui valga il discorso opposto, dove il problema sia soltanto locale e quindi risolvibile localmente. Casi che riguardano incidenti, offese esterne all’occhio, di natura fisica, chimica e ambientale. Si dice spesso, giustamente, che il migliore alleato degli oculisti e delle occhialerie, sia la stitichezza.
LA SINDROME DI SJOGREN
Quando poi si parla di sindrome di Sjogren, siamo nel campo della connettivite sistemica ad eziologia autoimmune, una malattia caratterizzata da sbalzi ormonali ed endocrini, nonché da interessamento cronico delle ghiandole esterne, incluso quelle lacrimali. In questi casi si parla di infiammazioni orali (scarsa salivazione) ed oculari (scarsa lacrimazione), con complicazioni polmonari, cardiache ed immunitarie.
EZIOLOGIA, OVVERO MOTIVI PER CUI GLI OCCHI SI AMMALANO
Gli occhi si ammalano per impurità da sangue lipotossico, da sangue viziato ed alterato per la vita innaturale che si conduce, per la febbre intestinale (interna) non rilevata, che produce squilibrio termico e circolatorio. Tutti i fenomeni intestinali causano surriscaldamento, digestioni accaldate che richiamano sangue da ogni parte del corpo secondo un fenomeno che si chiama congestione sanguigna ventrale. Le zone periferiche, arti, pelle esterna e anche organi della testa, rimangono privi di flusso sanguigno, e quindi freddi. Una specie di anemia e di depressione periferica. Disturbi urinari, circolatori e tanta stanchezza fisica e mentale. Questo è un po’ il quadro clinico. Una persona forte e in forma, positiva ed attiva, difficilmente si ammala di congiuntivite.
ANDAR FUORI E CAMMINARE, ANDAR FUORI E CORRERE
Cause specifiche possono essere scarsa pulizia dell’occhio, l’ambiente fumoso e polveroso, l’ambiente chiuso, ombroso e malsano, l’aria viziata, e tutte le eventuali patologie trascurate che indeboliscono l’organismo. Lo stare troppo in casa, la scarsa attività fisica, la mancanza di sole, sono tutti fattori aggravanti. Il leggere troppo, il guardare la tv, il subire l’offesa della luce artificiale, ed anche lo stare troppo davanti al computer, sono tutte cose che non vanno assolutamente bene.
UNA VENTATA DI ARIA NUOVA
Ricorrere piuttosto a esercizi oculari seguendo il metodo Bates. Guardare lontano e vicino, in alto e in basso, a destra e a sinistra, e farlo in modo ritmico, accoppiandoci una buona respirazione. Puntare spesso gli occhi sulle piante verdi piuttosto che sui muri. Ci può anche essere l’aspetto emotivo, l’aspetto sociale e relazionale. In questi casi occorre cambiare un po’ atmosfera, cambiare ambiente, cambiare scelte di vita, trovare nuove amicizie, darsi delle motivazioni. Una ventata d’aria nuova nella propria vita tradizionale e magari ammuffita. Aiutati che il ciel ti aiuta, dice un saggio popolare.
PRENDERE PIÙ SOLE E RESPIRARE MEGLIO
Non tutti possono andar fuori di casa? Se siamo costretti a starci, scegliamo almeno la zona soleggiata e apriamo le finestre. Chi ha una terrazza o un giardino lo sfrutti al massimo. L’aria e il sole sono determinanti. Occorre poi muoversi, camminare, pedalare più che guidare, nuotare ogni volta che si può, fare giornalmente esercizi aerobici e traspiratori, accompagnati da adeguata attività respiratoria, con svuotamento totale e non parziale dei polmoni. Chi non sa svuotare i polmoni accorcia la sua vitalità ed anche la sua vita.
LA QUESTIONE DELL’ACQUA
Bere molta acqua raccomandano medici e oculisti. La scuola oculistica italiana suggerisce 2-3 litri al giorno, quella francese addirittura 3-4 litri. L’igienismo non è assolutamente d’accordo. Sia per i sani che per i malati, il problema idrico va affrontato in modo più intelligente. L’acqua non fa acqua usiamo dire, parafrasando l’altra verità del sangue che non fa sangue, del latte che non fa latte e della proteina che non fa proteina.
L’ACQUA PIÙ APPROPRIATA PER L’UOMO RIMANE L’ACQUA BIOLOGICA
L’acqua si deve trovare il più possibile nella forma strutturata e biologica della frutta acquosa (meloni e angurie, pesche e ciliegie, uva e nettarine, more di gelso e di rovo, fragole e lamponi, fichi e kaki, pomodori e cetrioli) e dei centrifugati (rape, bietole, carote, ananas, mele). Chi sa alimentarsi col crudo non ha problemi di sete, di carenza idrica e di ritenzione idrica. Ancor meno problemi ha di tipo urinario, renale, vescicale ed anche lacrimale.
L’ACQUA COME INTEGRATORE IDRICO DI EMERGENZA
L’acqua fa bene quando si suda tanto e si ha sete intensa. Un ciclista che pedala in salita e inzuppa la sua maglia di sudore, non può non portare con sé un indmento protettivo per la discesa, ma anche una doppia borraccia d’acqua. L’acqua non come alimento standard e stabile, ma piuttosto come integratore idrico di emergenza. Chiaro che se uno mangia male deve poi anche bere male, indipendentemente dalle sue trasudazioni. L’alimentazione carnea, l’alimentazione secca, l’alimentazione a base di cibi sintetici o di cibi cotti e concentrati, magari rovinata ulteriormente da sale, zucchero, caffè, fumo, alcol, integratori, vitamine sintetiche, farmaci e vaccini, richiede ovviamente dei correttivi.
I DANNI DELL’ACQUA
Se uno si è intasato con le porcherie, non trova poi assolutamente spazio per la frutta e per il crudo. Ecco allora che deve ricorrere per forza ad intensi annacquamenti, che non sono privi di effetti collaterali. Non essendo l’acqua di tipo distillato con pH 7.00 e senza minerali, tutti velenosi in quanto inorganici, si formano calcoli e si creano calcificazioni improprie, tanto per fare un esempio. Se poi l’acqua si beve a pasto o vicino al pasto, e questo è inevitabile quando si bevono litri d’acqua, si diluiscono pure i succhi gastrici ritardando la digestione e causando ulteriori problemi al sistema intestinale.
L’UOMO NON È UN CAMMELLO
L’uomo non è un cammello, non è un dromedario, non è un grande bevitore di acqua. L’unico bicchiere naturale che abbiamo sono le nostre mani congiunte, che possono mettere assieme al massimo l’equivalente di un bicchiere se andiamo a una sorgente. La rovina dell’umanità a tutti i livelli è l’invenzione della bottiglia e delle lattine, che piaccia o no alla Coca-Cola, regina mondiale dell’imbottigliamento.
IL RICORSO ALLE LACRIME ARTIFICIALI
Se parliamo di cura oculistica appropriata al caso di cheratocongiuntivite, non c’è altro da fare che ricorrere a un bravo specialista capace di determinare il tipo di lacrima artificiale più consona al tipo di film lacrimale del soggetto in questione. Nella zona di Pisa e Firenze gli specialisti non mancano. Chiaro che si tratta di soluzioni coadiuvanti e riparanti, non certo di interventi risolutivi capaci di riportarti alla normalità .
ATROFIZZAZIONE DELL’ORGANO E MANCANZA DI ALTRE SCELTE
Dare lacrime artificiali a un occhio è simile un po’ a dare insulina al diabetico. Disabitui l’organo a svolgere le sue funzioni, in pratica lo disarticoli e lo costringi alla resa totale, lo rendi atrofizzato del tutto. Si tratta di fare un calcolo di convenienza tra i vantaggi di breve periodo e quelli di lungo periodo. Molte cure mediche ti concedono molto nel breve e nell’immediato, ma ti causano anche dei contraccolpi, delle limitazioni e delle dipendenze in fase successiva. D’altra parte occorre pur vivere. Spesso le scelte che facciamo sono dettate anche dalla mancanza di alternative concrete.
Valdo Vaccaro
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