CONVERGENZA DI RICONOSCIMENTI SCIENTIFICI SUL VEGANCRUDISMO TENDENZIALE

da 4 Nov 2013Dieta vegan-crudista

LETTERA

DOCUMENTAZIONE SCIENTIFICA SU DIETE VEGANA, VEGETARIANA E ONNIVORA E SUL LORO IMPATTO SALUTISTICO

Ciao Valdo caro! A supporto di quanto tu già scrivi e diffondi, ti invio questa documentazione scientifica, corredata da fonti, sui benefici della dieta vegana. Con immensa gratitudine. Vanna

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(Elaborazione e sottotitoli di VV)

LA DIETA VEGETARIANA PROTEGGE IL CUORE: INCIDENZA DELLE PATOLOGIE CROLLA DEL 32%

Il rischio di morte o di ospedalizzazione per una patologia cardiaca è più basso del trentadue per cento tra i vegetariani rispetto alle persone che mangiano carne e pesce secondo un nuovo studio dell’Università di Oxford. La ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Nutrition suggerisce che la dieta vegetariana può significativamente ridurre il pericolo di subire un attacco cardiaco o di ammalarsi di patologie al cuore. “La maggior parte dei benefici della dieta vegetariana sulla salute è causata dagli effetti sul colesterolo e sulla pressione sanguigna” ha spiegato Francesca Crowe, autrice dello studio. L’indagine ha coinvolto oltre 45 mila volontari. I ricercatori dello studio EPIC hanno analizzato, a partire dal 1990, il livello di salute di 45.000 persone provenienti dalla Scozia e dall’Inghilterra. Di queste il 34% sono vegetariani da più di undici anni. Durante questo arco temporale sono stati identificati tra i 45.000 volontari, 1235 casi di malattie cardiache. Di questi 169 sono morti mentre i restanti 1.066 hanno avuto ricoveri per problemi cardiovascolari. In generale è emerso che i tassi di decesso più alti sono stati registrati tra gli onnivori, oltre ad avere questi ultimi anche i livelli più alti di colesterolo LDL. I vegetariani invece hanno evidenziato pressione sanguigna più regolare e indice di massa corporea (BMI) nella norma. La riduzione di problemi cardiaci comunque si rifà anche a uno stile di vita più sano praticato dai vegetariani, dato che fumano e bevono meno e sono più propensi a fare movimento. La differenza di rischio è probabilmente dovuta a effetti-dieta su colesterolo e su pressione sanguigna. La dr Crowe ha inoltre spiegato come la dieta vegetariana sostituisce i grassi saturi nocivi per le arterie con i grassi polinsaturi dell’olio d’oliva. Fonte: Risk of hospitalization or death from ischemic heart disease among British vegetarians and non-vegetarians: results from the EPIC-Oxford cohort study, Crowe FL, Appleby PN, Travis RC, Key TJ, Am J Clin Nutr, January 30, 2013, doi: 10.3945/​ajcn.112.044073. http://ajcn.nutrition.org/content/early/2013/01/30/ajcn.112.044073.abstract?sid=79c50832-5428-4f5e-ab4a-6356c122c676]

LA PARTE FUNZIONANTE DELLA DIETA MEDITERRANEA STA TUTTA NELLA VERDURA, NEI LEGUMI E NELL’OLIO EXTRAVERGINE CRUDO

“Se la dieta mediterranea funziona è grazie a verdura, olio e legumi”. Lo dice un articolo pubblicato sul British Medical Journal inerente una ricerca condotta dall’università di Atene e dall’Harvard School of Pubblic Health di Boston. Ricerca che, per 8 anni, ha coinvolto più di 23.000 adulti tra i 20 e gli 86 anni, dando massimo del punteggio a uso di cibi protettivi come frutta e verdura e zero punti a carne e prodotti caseari considerati non protettivi. Per ciò che riguarda il pesce nello studio greco non è risultato tra i fattori dietetici più significativi. Nei pesci, specialmente nei grandi predatori, si concentrano contaminanti tossici come il metilmercurio e le tossine. Fonte: Anatomy of health effects of Mediterranean diet: Greek EPIC prospective cohort study, Trichopoulou A, Bamia C, Trichopoulos D, BMJ 2009; 338 doi:http://dx.doi.org/10.1136/bmj.b2337, 23 June 2009 http://www.bmj.com/content/338/bmj.b2337

LA STESSA OMS RICONOSCE COME STANNO LE COSE VERAMENTE SU ICTUS E DIABETE

l’OMS (Organizzazione Mondiale Della Sanità) evidenzia invece alcuni benefici rilevati in chi segue diete vegetariane: valori minori di pressione sanguigna, una minore mortalità per cardiopatia ischemica e ictus cerebrale e una minore incidenza di diabete mellito. Fonte: Dietary intake of fruit and vegetables and risk of diabetes mellitus and cardiovascular disease, World Health Organization, 2005. http://www.who.int/dietphysicalactivity/publications/f&v_cvd_diabetes.pdf

INFERIORE RISCHIO DI APPENDICITE ACUTA PER I VEGETARIANI

L’Oxford Vegetarian Study è uno studio prospettico condotto tra il 1985 e il 1986 su 6000 non consumatori di carne (vegetariani inclusivi di qualche consumatore di pesce) e 5000 consumatori di carne (usati come gruppo di controllo) reclutati tra la popolazione inglese. I livelli di colesterolo totale e di colesterolo LDL risultarono entrambi significativamente inferiori nei vegani rispetto ai consumatori di carne, mentre i vegetariani e i consumatori di pesce avevano valori intermedi e tra loro simili. I livelli di colesterolo HDL erano invece simili in tutti i quattro gruppi. I non-consumatori di carne inoltre sono risultati soggetti ad un rischio inferiore di appendicite acuta e con un BMI minore rispetto ai consumatori di carne. Fonte: The Oxford Vegetarian Study: an overview, Appleby PN, Thorogood M, Mann JI, Key TJ, Am J Clin Nutr September 1999 vol. 70 no. 3 525s-531s http://ajcn.nutrition.org/content/70/3/525s.full

MINORE TASSO DI MORTALITÀ PER CANCRO E MALATTIE GRAVI VARIE

Un confronto tra la mortalità dei consumatori di carne e dei non consumatori di carne dopo 12 anni di follow-up pubblicato sul British Medical Journal ha mostrato, dopo adattamento per fumo, BMI e classe sociale, che chi non consuma carne ha un minore tasso di mortalità per tutte le cause di morte combinate, cardiopatia ischemica e tutti i tipi di tumori combinati. Le differenze sono risultate statisticamente significative per tutte le cause di morte e per tutti i tumori. Fonte: Risk of death from cancer and ischaemic heart disease in meat and non-meat eaters, Thorogood M, Mann J, Appleby P, McPherson K, BMJ. 1994 Jun 25;308(6945):1667-70  http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8025458

RISCHIO SENSIBILMENTE INCREMENTATO PER CONSUMATORI DI CARNE ROSSA DA BOVINO, OVINO, MAIALE E CACCIAGIONE

Su un articolo del JAMA (Journal Of The American Medical Association) viene riportato uno studio attestante che il consumo di carne rossa aumenta il rischio di contrarre varie patologie ed una maggiore incidenza del cancro. Gli autori dello studio concludono che il consumo di carne rossa è associato ad un aumentato rischio totale di malattie e cancro. Fonte: Red Meat Consumption and Mortality Results From 2 Prospective Cohort Studies, Pan A, Sun Q, Bernstein AM, Schulze MB, Manson JE, Stampfer MJ, Willett WC, Hu FB, JAMA Internal Medicine Apr 9, 2012, Vol 172, No. 7, Arch Intern Med. 2012;172(7):555-563. doi:10.1001/archinternmed.2011.2287 http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1134845

DIETA PREVENTIVA DR ORNISH CONSIGLIATA ORMAI DA 30 ANNI

Le diete ad alto consumo di proteine animali aumentano il rischio di mortalità e cancro, secondo uno studio pubblicato su Annals Of Internal Medicine. “Le proteine che si ottengono da un piatto di riso e fagioli sono le stesse di quelle che si ottengono da uova e bistecche. Non prendere dunque le cose che fanno male”, dice il dr Dean Ornish, fondatore e presidente del Preventive Medicine Research Institute. Questa è la dieta che sto consigliando ai pazienti da 30 anni. Una dieta a base vegetale, con frutta, verdura, cereali integrali, un po’ di pesce, prodotti derivati dalla soia, legumi. Non significa dover diventare stretti vegetariani, ma tenere ben in mente che occorrerebbe fare un uso di proteine vegetali e solo occasionalmente, assumere proteine di origine animale”, spiega il dr Ornish. Fonte: Low-Carbohydrate Diets and All-Cause and Cause-Specific Mortality: Two Cohort Studies, Fung TT, Van Dam RM, Hankinson SE, Stampfer M, Willet WC, Hu FB, Ann Intern Med. 7 September 2010;153(5):289-298 http://annals.org/article.aspx?articleid=746013

DIETE VEGANE PERFETTE PER SANI E MALATI, SPORTIVI E ATLETI, MADRI IN GRAVIDANZA E IN ALLATTAMENTO, FIRMATO ACADEMY OF NUTRITION

L’Academy of Nutrition and Dietetics (ex ADA American Dietetic Association), la principale organizzazione dei professionisti dell’alimentazione e della nutrizione degli Stati Uniti e la più grande al mondo, fin dal 1987 provvede alla pubblicazione di una posizione ufficiale e aggiornata sulle diete vegetariane, basata su articoli scientifici di alta qualità. Nell’edizione 2009 viene dichiarato che “È posizione dell’ADA che le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti”. Tale posizione, nella sua edizione del 2003, è stata sottoscritta anche dai Dietitians of Canada, la principale associazione canadese di medici nutrizionisti. Nelle linee guida nutrizionali del Center for Nutrition Policy and Promotion, agenzia facente capo all’USDA (United States Department of Agriculture), sono incluse raccomandazioni anche per latto-ovo-vegetariani e vegani. Nell’edizione del 2010 viene dichiarato che “In studi prospettici su adulti, i modelli alimentari vegetariani, comparati con modelli alimentari non-vegetariani, sono stati associati a migliori risultati per la salute, con minori tassi di obesità, ridotto rischio di malattie cardiovascolari e minore mortalità complessiva. Diversi studi clinici hanno documentato che i regimi alimentari vegetariani abbassano la pressione sanguigna.” Fonte: Position of the American Dietetic Association and Dietitians of Canada: Vegetarian diets  http://www.vrg.org/nutrition/2003_ADA_position_paper.pdf; Dietary Guidelines for Americans 2010 USDA– Center for Nutrition Policy and Promotion, USDA Dietary Guide http://www.cnpp.usda.gov/publications/dietaryguidelines/2010/policydoc/policydoc.pdf

HAI IL DIABETE? DIVENTA VEGANO, FIRMATO ASL-MILANO

La nuova linea suggerita dall’Asl del capoluogo lombardo ai camici bianchi, sulla base degli ultimi studi in materia, è proprio quella di prescrivere una svolta alimentare a chi combatte con il diabete di tipo 2. Una svolta storica e un addio alle carni. Dieta vegana, oppure mediterranea correttamente impostata, attività fisica e cessazione dal fumo. Ecco le prime terapie da indicare ai pazienti, secondo quanto viene riportato in un documento “Destinato a 1.100 medici di medicina generale della metropoli e a specialisti in forze negli ospedali”, spiega Alberto Donzelli, direttore del Servizio EBM (Evidence Based Medicine) ovvero Medicina Basata sulle Evidenze dell’Asl di Milano, anima del progetto. Si chiama p-PDTA, percorso Preventivo Diagnostico Terapeutico Assistenziale del paziente affetto da diabete mellito di tipo 2, viene periodicamente aggiornato da un gruppo di lavoro ospedali-territorio, composto da diabetologi di strutture cittadine (Niguarda, Istituto Auxologico, Casa di cura San Pio X, Policlinico, San Paolo), medici di medicina generale e rappresentanti dell’Asl di Milano. Il documento tiene conto di linee guida esistenti, integrate da riflessioni del gruppo di lavoro basate su studi e altre fonti. Lo scopo è fornire indicazioni concrete per la migliore assistenza da offrire ai cittadini per la prevenzione, diagnosi, terapia, assistenza e prevenzione delle complicanze del paziente diabetico. Proprio nel capitolo sulla terapia medica nutrizionale si trova il passaggio sulla dieta vegana, per la quale viene fornito ai medici anche un ricettario con suggerimenti culinari per i pazienti (che è parte integrante del Pdta). Nel volumetto “Scacco al diabete con un pizzico di fantasia” si spazia da primi piatti a base di pasta integrale, classici, a proposte più alternative come il meno noto bulgur (frumento integrale, grano duro germogliato), tutti conditi con verdure. Ci sono poi suggerimenti per rendere più appetibili le verdure, ricette per i legumi, persino un capitolo riservato ai piatti regionali e a quelli con soia e derivati. Nel documento, si legge che “In studi specificatamente disegnati per testare queste ipotesi, un’alternativa che si è dimostrata mediamente più efficace e gradita è rappresentata da una dieta vegana basata unicamente su cibi vegetali, o da una dieta vegetariana a basso indice glicemico”. Le diete vegetariane, spiegano gli esperti nel Pdta, hanno prevenuto o migliorato il diabete. Uno studio controllato randomizzato di 5 mesi su 100 diabetici di tipo 2 obesi ne ha trattati 50, secondo la linea guida dell’ADA, American Diabetes Association (15-20% di calorie da proteine, meno del 7% da grassi saturi, 60-70% da carboidrati e grassi monoinsaturi, personalizzata per creare un deficit di 500-1000 calorie giornaliere). E ha trattato gli altri 50 con una dieta vegana (più vitamina B12) con un 65% o più di calorie da carboidrati a basso indice glicemico, meno del 20% da grassi e meno del 15% da proteine”. Una dieta “basata su verdura, frutta fresca e secca oleosa, cereali integrali e legumi, a volontà ma con poco olio aggiunto. A tutti era permesso un drink di alcol al giorno alle donne e due agli uomini”. Il confronto è stato vinto dalla dieta vegana. Sia per l’aderenza al nuovo regime alimentare che è risultata del 67% per i vegani contro il 44% per i pazienti che seguivano la dieta targata Ada, sia per il calo di peso ottenuto: 6 chili contro 4. Le altre voci in cui ha primeggiato la dieta vegana sono la riduzione di farmaci antidiabete (43% contro 26%), la riduzione dell’emoglobina glicata, che è stata dell’1,48% per i vegani contro lo 0,81% dei pazienti in dieta Ada, e il colesterolo Ldl (-23 contro -11). Le due diete hanno dato miglioramenti ma quella vegana maggiori risultati clinici e accettabilità e dovrebbe costituire la prima scelta. Accanto alla dieta vegana resta l’intramontabile dieta mediterranea che prevede un’alimentazione comunque ricca di verdura, frutta fresca e secca oleosa, cereali integrali, legumi e semi, olio di oliva. Fonte: Salute: Asl Milano a medici, prescrivete dieta vegana ai diabetici http://www.societavegetariana.org/site/uploads/5d20fa51-52ac-8eaa.pdf

CARNE A TAVOLA SIGNIFICA RISCHIO DI MORTE PREMATURA, FIRMATO UNIVERSITÀ DI ZURIGO

Il consumo di carne, specie se molto lavorata come quella di hamburger, salsicce wurstel o la carne in scatola, aumenta il rischio di morte prematura. Lo rivela un maxistudio coordinato da Sabine Rohrmann dell’Università di Zurigo su quasi mezzo milione di individui di 23 paesi, sottolineando che ogni anno il 3% dei decessi prematuri potrebbe essere prevenuto se le persone mangiassero meno carne. Pubblicata sulla rivista BMC Medicine, la ricerca è parte dello studio europeo EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) che comprende anche una sezione italiana, EPIC-Italia in cui sono stati coinvolti 5 centri (Firenze, Varese, Torino, Napoli e Ragusa) che hanno arruolato, tra il 1993 e il 1998, 47.749 volontari (15.171 uomini e 32.578 donne). L’obiettivo principale di questo studio di grandi dimensioni é studiare il ruolo della dieta e lo stile di vita (fumo, sovrappeso e obesità, sedentarietà) nella genesi di malattie come i tumori. In questa pubblicazione gli esperti hanno valutato l’influenza del consumo di carne sul rischio di morte prematura e mostrato che al crescere del consumo di questo alimento, specie se tagli molto lavorati, aumenta il rischio di morire prematuramente. Gli autori hanno stimato che ogni anno il 3% dei decessi prematuri potrebbe essere prevenuto se le persone mangiassero in media meno di 20 grammi di carne insaccata o lavorata al giorno (07 marzo 2013). Fonte: Meat consumption and mortality – results from the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition, Rohrmann et al 2013, BMC Medicine 2013, 11:63 doi:10.1186/1741-7015-11-63  http://www.biomedcentral.com/1741-7015/11/63/abstract]

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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Commenti

2 Commenti

  1. Caino

    Riguardo al diabete, i vegani nell'Adventist Health Study sono stati anche il gruppo meno colpito, molto meno
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19351712
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2671114/table/T3/?report=objectonly
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2677008/table/tbl1/

    anche aggiustando i dati per il BMI, ma visto che i vegani sono anche protetti dal sovrappeso più di tutti gli altri gruppi è giusto anche considerare i dati senza questo aggiustamento

    inoltre i vegani sono stati i meno colpiti da diverticolite e cataratta (nell'EPIC-OXFORD)

    Rispondi
  2. Caino

    qui http://extremelongevity.net/wp-content/uploads/vegans.pdf tutti i gruppi vegetariani o semi-vegetariani hanno avuto una mortalità inferiore, la mortalità totale nei vegani è stata di 0.85, poco sopra i pescetariani (0.81), i pescetariani però sono risultati molto più colpiti dal diabete rispetto i vegani in questa popolazione

    stranamente nelle cardiopatie c'è stata una grossa e statisticamente significativa riduzione tra i vegani, ma non tra le vegane

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