LEUCODISTROFIA METACROMATICA E SOSTANZE DEPURATIVE DEL FEGATO

da 29 Nov 2015Neuropatie

LETTERA

LEUCODISTROFIA METACROMATICA PER DUE SORELLINE

Ciao Valdo, mi trovo qui a scriverti per un caso molto brutto, di cui non vorrei nemmeno parlare. A Sofia, bimba di 3 anni di miei cari amici, è stata diagnosticata una leucodistrofia metacromatica, in una forma molto grave che la porterà in breve tempo a lasciarci. Stessa cosa per la sorellina più piccola anche se per lei è stato detto che ci sarebbe un modo per poterla guarire.

MUTAZIONI GENETICHE DERIVANTI POSSIBILMENTE DA VACCINAZIONI

Da quello che è stato detto dai medici e da quello che ho letto trattasi di cause ereditarie e in alcuni siti ho letto che ciò potrebbe essere causato da mutazioni genetiche derivanti da vaccinazioni sia alle piccole che ai genitori. In ogni caso mi pare di aver capito che in questi casi digiuno ed igienismo possano fare ben poco.

UNA CLINICA A CUI RIVOLGERSI

Ti chiedo quindi, semmai ci fosse una speranza, un centro o una clinica a cui rivolgersi. Non so a chi chiederlo se non a te. Ho sentito parlare di clinica dove viene praticato il metodo Gerson, ma mi pare di aver capito che può essere utile in caso di tumori soltanto. Per la leucodistrofia non c’è nulla? Non c’è proprio niente da fare?

UNA PATOLOGIA MORTALE INNESCATA PER COLPE PRECISE

Sono triste e allo stesso tempo pieno di rabbia. In me è forte il dubbio che questo male terribile possa essere dovuto non al fato o al destino, ma a ben altro, a scelte non da noi volute ma imposte dall’alto!
Grazie ancora.
Emanuele

*****

RISPOSTA

Ciao Emanuele. Non so se si tratta della stessa Sofia a cui ho dedicato già la tesina “Leucodistrofia metacromatica e cellule staminali“. Valgono per me oggi le stesse considerazioni di due anni fa.

LA GENETICA NON AIUTA MOLTO

Ribadisco che la genetica non aiuta affatto a capire le cose, ma soltanto a ingarbugliarle. Non per niente è una scienza franata e disintegrata, essendo venuto a mancare il pilastro sul quale si reggeva, ovvero il dogma della fissità e della non modificabilità del gene.

VALE LA LEGGE UNIVERSALE DI CAUSA ED EFFETTO

In ogni caso, le patologie non arrivano mai a caso. Esiste una legge di causa ed effetto che vale e prevale su tutto. Metterla sul piano del carattere autosomico recessivo e del deficit enzimatico di Arisulfatasi A, localizzato sul cromosoma 22q, dice poco e niente. Non c’è nulla di scientifico e di illuminante in queste considerazioni. Si tratta di un maldestro tentativo di eziologia medica. La leucodistrofia è un effetto, un sintomo, una conseguenza di qualcosa di ben solido e concreto, ossia di una grave causa scatenante.

MAI CONFONDERE IL SINTOMO FINALE O IL SINTOMO INTERMEDIO COL FATTORE CAUSANTE

Il problema è che non solo la leucodistrofia finale, ma anche il gene difettoso intermedio, sono un sintomo, per cui occorre andare oltre e chiedersi cos’è che ha scatenato la leucodistrofia e cos’è che ha causato l’alterazione genetica. E qui possiamo e dobbiamo darci da fare per accampare le ipotesi più sensate e credibili. Le bambine sono nate già distrofiche (caso A) o sono invece diventate distrofiche dopo qualche mese dalla nascita (caso B)? Nel caso A bisognerà indagare sulle vaccinazioni subite da madre e padre in fase di concepimento, o da madre in fase di gravidanza, oltre che sui cibi e sui farmaci assunti dai genitori. Nel caso B i sospetti ricadono sulle vaccinazioni infantili subite dalle bambine nei primissimi mesi di vita.

RALLENTAMENTO DEL SISTEMA NERVOSO

La forma a esordio nella tarda infanzia, prima dei 4 anni, è la più frequente. Manifesta i primi sintomi nell’età in cui il bambino inizia a camminare, con ipotonia, difficoltà alla deambulazione, atrofia ottica e regressione motoria che precede il coinvolgimento mentale. Il sistema nervoso periferico è sistematicamente rallentato nella velocità di conduzione nervosa. La malattia progredisce nell’arco di pochi anni, fino allo stadio di decerebrazione, con decesso previsto entro i 5 anni dalla comparsa dei primi sintomi.

ACCUMULO DI SOLFATIDI O DI CEREBROSIDI SOLFATI

Per la diagnosi, i segni caratteristici di conferma stanno nella solfatiduria, ossia nell’accumulo di solfatidi, soprattutto nelle urine. I solfatidi, detti anche cerebrosidi solfati, sono dei glicolipidi dalla funzione tuttora poco conosciuta. Sono particolarmente abbondanti nella membrana plasmatica dei neuroni, ovvero nella guaina mielinica dei nervi, costituendone il 15%. Le leucodistrofie, patologie del sistema nervoso centrale, provocano un’alterazione degenerativa della sostanza bianca in forma di demielinizzazione diffusa (leucodistrofie), sono caratterizzate dall’accumulo di solfatidi nel sistema nervoso e nei visceri.

LE CUROMANIE SUL SINTOMO NON RISOLVONO UN BEL NIENTE

A questo punto non è una questione di cercare cliniche e di cercare cure sul sintomo, siano esse cure Telethon, cure staminali o cure sperimentali dell’ultimo istante. Nessuna cura è valida fin quando è rivolta a stoppare il sintomo e fin quando non va ad incidere in modo mirato sul fattore causante. Che fare allora? Prima cosa stare alla larga da ogni farmaco e da ogni curomania. Seconda cosa puntare tutto sulla detossificazione per liberarsi dai veleni introdotti nell’organismo.

OCCORRE RIDARE URGENTEMENTE FUNZIONALITÀ AI POTERI DEPURATIVI DEL FEGATO

Il fegato è una delle principali stazioni di disintossicazione dell’organismo da tossine e sostanze nocive. Il fegato è la più grande ghiandola del nostro corpo e uno degli organi più complessi. Svolge innumerevoli funzioni come la produzione della bile, importante per l’emulsione dei grassi nel processo digestivo, la sintesi delle proteine del plasma, l’immagazzinamento di sostanze come ferro, rame e glucosio. Svolge inoltre un ruolo di primo piano del metabolismo delle proteine, dei carboidrati e degli zuccheri e funge non ultimo da stazione di disintossicazione dell’organismo da sostanze nocive e tossine trasformando ad esempio l’ammoniaca, prodotto tossico di scarto nella formazione delle proteine, in urea.

SERVONO ALIMENTI CHE ALLEGGERISCONO IL LAVORO EPATICO

Il fegato è una meraviglia ingegneristica. Un organo in grado di fabbricare 13000 sostanze chimiche e di gestire 2000 sistemi enzimatici. È fondamentale pertanto sostenere il fegato nel suo lavoro quotidiano di disintossicazione dell’organismo con alimenti che contribuiscono ad alleggerire il carico di lavoro di quest’organo e ne favoriscono la funzionalità.

LA NATURA CI VIENE INCONTRO

Le bacche di goji, con il loro elevato potenziale antiossidante, sono in grado in base a studi clinici di aumentare la presenza di superossido dismutasi SOD nel fegato. Anche altre sostanze presenti nelle bacche come la zeaxantina, la vitamina C, le vitamine del gruppo B, flavonoidi, il betacarotene e il selenio hanno mostrato avere effetti benefici e depuratori del fegato. La vitamina C è particolarmente importante per lo smaltimento di alcune sostanze perché in quanto coenzima è in grado di rendere idrosolubili alcune molecole che non lo sono. Le sostanze rese idrosolubili passano quindi nei reni e possono essere eliminate attraverso l’urina.

LUTEINA E ZEAXANTINA

Sono sostanze appartenenti alla grande famiglia dei carotenoidi che conta circa 600 componenti dei quali almeno 50 sono presenti nella nostra alimentazione. Di questi, soltanto 20 vengono assorbiti a livello intestinale ed entrano nel sangue e nei tessuti del nostro organismo. Va ricordato che l’azione anti-radicali liberi svolta dai carotenoidi complementa e potenzia quella di altri antiossidanti naturali come vitamina C, vitamina E, selenio e zinco, creando un pool di sostanze fondamentale per il mantenimento della salute e del benessere del nostro organismo. La Luteina è presente in natura nei vegetali, frutta e soprattutto verdure tipo pomodori, spinaci, cavoli, porri, piselli, insalata, fagiolini, broccoli, carote, zucchine, prezzemolo, ed anche nel tuorlo d’uovo. La Zeaxantina è presente nel mais, nel pop-corn e negli spinaci, nel crescione e nei radicchi.

ALTRI CIBI BENEFICI PER IL FEGATO

I carciofi contengono cinarina, sostanza che possiede un effetto depuratore nei confronti del fegato e contribuendo inoltre ad abbassare trigligeridi e colesterolo. Le bietole rosse in estratto o cotte al vapore sono epato-depurative. L’orzo protegge le mucose e contribuisce a disintossicare le cellule del fegato. Le mele proteggono il fegato su più livelli. Da un lato contribuiscono ad eliminare un eccesso di lipidi grazie alla presenza di piruvato, dall’altro a prevenire la comparsa di tumori grazie ai triterpenoidi. Infine grazie all’abbondanza di pectina aiutano l’organismo ad eliminare le tossine dallapparato digestivo.

Utilissimi al fegato sono anche altri alimenti ricchi di vitamina C come i limoni che contengono antocianosidi, pigmenti vegetali che favoriscono la rigenerazione cellulare epatica. Ottimi anche l’avocado, il pompelmo, l’ananas, la papaia, il mirtillo e la melagrana. Altre verdure che favoriscono il processo di disintossicazione del fegato o ne proteggono le cellule sono asparagi, broccoli, finocchi, spinaci, rucola, cavolfiore, carote e aglio.

Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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